MILANO (MF-NW)--Si chiama ricarica ed è croce e delizia di chi guida un'auto elettrica. Croce perché, malgrado lo sviluppo delle infrastrutture, in Italia c'è ancora un divario che divide il nord, sufficientemente attrezzato con numeri a livello europeo, e il sud, arretrato nella realizzazione della rete pubblica delle colonnine. Delizia perché, con l'arrivo delle ricariche super veloci e i modelli di auto elettriche capaci di sfruttarne i vantaggi, fare il pieno di elettroni può essere ormai questione di pochi minuti. Oggi si possono sfiorare potenze di ricarica sino a 350 chilowatt e dopo una carica di dieci minuti percorrere in media oltre 300 chilometri, mentre con le colonnine meno veloci servono da venti minuti alle due ore.

Non è un caso, si legge su L'Economia del Corriere della Sera, che stiano nascendo accordi e joint venture tra costruttori di auto e gestori di energia per realizzare reti potenti e velocissime. E probabilmente saranno anche le colonnine super fast (insieme con una capillare distribuzione dei punti di ricarica) a cambiare il paradigma dell'auto elettrica e a dare (finalmente) una scossa al mercato italiano che è e resta il fanalino di coda d'Europa.

Gli ultimi dati elaborati da Motus-E non sono confortanti. Le auto completamente elettriche circolanti in Italia al 30 settembre sono poco più di 209.000, con le immatricolazioni full electric (le Bev) che nei primi nove mesi dell'anno sono state pari a 45.790 unità. La quota di mercato è ferma al 3,88% contro il 29,07% dell'Olanda, 18,59% della Germania, 16,38% del Regno Unito e 15,42% della Francia. Pure la Spagna ci supera con il 5,09%, grazie anche a incentivi statali che possono arrivare sino a 8.000 euro, il doppio che in Italia (senza rottamazione). "Numeri simili lasciano pensare che in Italia si sia innescata una resistenza quasi ideologica all'auto elettrica - sottolineano gli analisti di Motus-E -, figlia della circolazione di informazioni fuorvianti e di incertezza sul quadro normativo".

A incidere sulle vendite c'è poi l'incubo della ricarica introvabile e i tempi di attesa alle colonnine. L'incremento dei punti di ricarica in Italia c'è stato. Siamo passati dai 14.301 di giugno 2020 ai 45.210 del giugno di quest'anno. Il problema è che circa il 56% dell'infrastruttura è stato realizzato nel Nord Italia, solo il 21% nel Centro e il 23% nel Sud e nelle Isole. Con il primato della Lombardia (7.657 installazioni), davanti a Piemonte (4.514), Veneto (4.420), Lazio (4.351) ed Emilia-Romagna (3.966).

L'altra difficoltà è che la velocità di ricarica delle colonnine è ancora troppo bassa. Soltanto il 2% della rete ha una potenza superiore a 150 chilowatt, il 3,8% varia dai 99 ai 150, il 3,4% consente di ricaricare tra i 43 e i 50 chilowatt mentre la stragrande maggioranza (86,2%) è ferma a una forbice tra i sette e i 43 chilowatt. Il resto non supera la potenza di 7 chilowatt. Sulle autostrade la velocità, nei 657 punti di ricarica disponibili, è in media migliore (il 58% supera i 150 chilowatt) ma con le nuove auto e le nuove batterie con autonomie sempre maggiori è importante avere velocità maggiori per evitare in futuro affollamenti.

I principali gestori e distributori di energia si stanno adeguando, con stazioni di ricarica sempre più veloci e con tariffe che, grazie agli abbonamenti, possono accontentare tutte le esigenze dei viaggiatori elettrici. "Plenitude prevede nel quadriennio 2023-26 di investire in generale nella mobilità elettrica mediamente circa 150 milioni di euro all'anno", spiega Paolo Martini, responsabile della mobilità elettrica di Plenitude e amministratore delegato di Be-Charge, sottolineando che "l'obiettivo è raddoppiare la nostra rete di ricarica raggiungendo entro il 2026 oltre 30.000 punti installati in Italia e in Europa. I nostri investimenti si concentreranno in buona parte sulle principali direttrici di traffico e nelle grandi città dove saranno presenti anche colonnine a corrente continua Fast e Ultrafast (da 75 a 300 chilowatt) che rappresentano a oggi più del 10% dei nostri circa 18.000 punti di ricarica".

Enel e gruppo Volkswagen hanno costituito in joint venture Ewiwa, leader nella realizzazione di infrastrutture ad alta e altissima potenza. "Abbiamo già realizzato 950 punti di ricarica super fast e l'obiettivo è realizzare 3.000 punti di ricarica con una potenza da 100 a 350 chilowatt", spiegano. Poi c'è Tesla con le veloci stazioni Supercharger (una settantina) che ha anche aperto diversi punti in Italia, e Ionity capace di arrivare a una potenza di 350 chilowatt.

Ma quanto costa caricare un'auto elettrica? Con la crisi energetica le tariffe sono aumentate in media del 30%, ma se si fanno abbonamenti si risparmia molto. La tariffa più conveniente è quella di A2A: con un fisso mensile che varia da 16 a 90 euro si può arrivare a spendere 0,32 euro a chilowatt, con risparmi sino al 70%. Bene anche Plenitude Be-Charge che, benché abbia anch'essa aumentato le tariffe, adesso consente sconti su piani flat (da 9,90 a 19,90 euro mensili) di ricarica da 0,39 a 0,72 euro, secondo la potenza.

cos


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October 30, 2023 03:53 ET (07:53 GMT)