ROMA (MF-NW)--Perso il ruolo centrale che aveva in Europa fino agli anni Novanta, l'Italia del calcio è un sistema in piena fase di transizione verso un futuro ancora non definito. Ma allo stesso tempo resta altamente attrattivo per gli investimenti provenienti dall'estero. «Perché rispetto ad altri campionati più evoluti finanziariamente, in Italia i club costano ancora poco e c'è quindi una maggiore possibilità di creare valore», spiega Marco De Bernardin, associate managing director e head of forensic investigations and intelligence practice di Kroll in Italia.

Seppur in crisi, scrive MF-Milano Finanza, il modello calcio in Italia ha basi solide e ben radicate e anche per questo motivo «è sì disposto ad accettare l'investimento estero, che porta risorse per crescere, ma non in modo passivo». Tra l'altro è un settore nel quale «prevale ancora con forza la figura molto tradizionale del patron». Vengono in mente per esempio Claudio Lotito (Lazio) o Aurelio de Laurentiis (Napoli). Ecco perché l'investitore estero che si affaccia al calcio italiano deve saper riconoscere, comprendere e gestire gli elementi di rischio che possono nascondersi in un investimento di questo tipo, assimilando caratteristiche e limiti del settore italiano. «Quando si pensa ai rischi», prosegue De Bernardin, «bisogna considerare che si ha di fronte un panorama che ha un limite fondamentale: una percepita scarsa professionalizzazione» dal punto di vista finanziario. Per ovviare a questo è necessaria un'attenta due diligence economica, ma non basta. «Un altro elemento fondamentale è quello del brand, che genera il supporto dei fan: il punto di partenza per un investitore estero è quello di capire esattamente il valore del brand e come tutelarlo». Anche perché, forse più che in altre realtà, «in Italia c'è un radicamento molto forte a livello di comunità locali e questo spiega anche in parte alcune problematiche che si possono sviluppare in seguito a un'eccessiva finanziarizzazione del mondo del calcio».

Ma come si supera la frizione che si può creare tra gli imperativi di profitto e di ritorno degli investimenti che si frappongono alla dimensione locale ed emotiva di un calcio storicamente ancorato alle città e alla figura dei patron? «È necessario anche riuscire a dare al tifoso la percezione di trasparenza rispetto a quello che può essere la gestione e la proprietà di un club, per facilitare la transizione che può essere da una vecchia proprietà verso la nuova». E secondo l'esperto di Kroll anche «cercare di dare anche un volto alla nuova proprietà e al nuovo investitore è un elemento importante, di cui bisogna tenere conto».

Il rapporto con la tifoseria è centrale In Italia e il tema si intreccia anche con la tendenza a considerare gli stadi come luoghi per famiglie dove condividere i valori dello sport. E parlando di rischi un altro tema da tenere in considerazione è quello legato alla realizzazione degli stadi. «Perché gli introiti di un club di calcio sono legati anche alla gestione dello stadio», ricorda De Bernardin, «e il problema è che in Italia anche i maggiori club, con poche eccezioni, non sono riusciti a dotarsi di uno stadio di proprietà: agli occhi di un investitore estero questa resta un'incognita».

In sostanza, il sistema calcio deve necessariamente dotarsi di una cultura di gestione dei rischi, comprendendo che la squadra di calcio va gestita come un'azienda che però ha caratteristiche peculiari ed è inserita in un contesto locale che va compreso. Di investitori stranieri il calcio italiano ne ha visti negli ultimi anni e ne vedrà ancora. Esempi virtuosi? «Più che in Serie A al momento li vedo in Serie B e C, anche se parliamo ovviamente di progetti di lungo periodo», conclude De Bernardin.

alu

fine

MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

1309:30 nov 2023


(END) Dow Jones Newswires

November 13, 2023 03:31 ET (08:31 GMT)