BASILEA (awp/ats) - Fatturato sostanzialmente stabile per Syngenta: nel primo semestre le vendite del colosso agrochimico (svizzero, ma in mani cinesi) si sono attestate a 17,5 miliardi di dollari (15,4 miliardi di franchi), il 3% in meno dello stesso periodo del 2022. In valute locali si registra per contro una progressione dell'1%.

Il risultato operativo complessivo Ebitda (cioè prima di interessi, imposte, svalutazioni e ammortamenti) è sceso del 7% a 3,2 miliardi di dollari, con un calo che si riduce però al 2% al netto dell'influsso dei cambi, emerge da un comunicato diffuso oggi dal gruppo, che comprende l'elvetica Syngenta, l'israeliana Adama e le attività agricole della cinese SinoChem.

Syngenta è nata nel 2000 dalla fusione delle divisioni agrochimiche dei giganti farmaceutici AstraZeneca e Novartis, ma afferma di avere radici che risalgono nel tempo per 250 anni. Ha sede a Basilea e 59'000 dipendenti attivi in oltre 100 nazioni. Un tempo quotata alla borsa svizzera, l'impresa è stata rilevata nel 2017 dal gigante cinese ChemChina per 43 miliardi di dollari. Due anni prima la società renana aveva respinto un tentativo di acquisizione da parte dell'americana Monsanto, che è stata in seguito inghiottita dalla tedesca Bayer. Nel frattempo Syngenta punta da tempo a un nuovo sbarco in borsa, questa volta a Shanghai.