Pur essendo leader del settore con IQOS, Zyn e l'intera gamma di prodotti senza fumo né sostanze tossiche, Philip Morris è ancora molto dipendente dalla sua attività storica: la vendita di sigarette rappresenta ancora i due terzi del fatturato e quattro quinti dei profitti.

L'obiettivo della direzione è portare la quota dei nuovi prodotti al 50% del fatturato consolidato entro il 2025. Si tratta di una proiezione ambiziosa, per il momento accolta con scetticismo dagli analisti, ma che appare del tutto realistica per la fine del decennio.

Si delinea così un gruppo che presto dominerà i mercati sviluppati - Stati Uniti, Europa e Giappone - grazie ai suoi prodotti a minor rischio per la salute, tra cui IQOS come leader, e che contemporaneamente continuerà a crescere con il segmento delle sigarette in mercati emergenti come Egitto, Thailandia, Turchia e Indonesia.

Torna quindi in primo piano LA questione che tutti si pongono: la separazione dei due portafogli di marca, che con ogni logica avverrà con uno spin-off dell'attività delle sigarette.

Nel frattempo, Philip Morris prosegue gli investimenti nella transizione da un'attività all'altra, sfruttando i preziosi profitti della sua attività storica. Qualche mese fa, il gruppo ha completato l'acquisizione da 15,7 miliardi di dollari di Swedish Match, la cui gamma di tabacco da masticare sta avendo un grande successo.

Questa mossa si inserisce in una strategia a lungo termine, con 5,2 miliardi di dollari spesi in R&S nell'ultimo decennio e 2,3 miliardi di dollari dedicati all'acquisizione di Fertin e Vectura, due specialisti delle tecnologie di inalazione.

Come previsto, i risultati del primo trimestre 2023 non indicano alcun cambiamento di direzione. Sottolineiamo un'importante diminuzione del margine operativo, che passa dal 42,6% al 34,1% rispetto al primo trimestre 2022, a causa dei costi di lancio di IQOS e da un dollaro forte.

Si prevede una normalizzazione a partire dal secondo semestre, mentre gli obiettivi dell'anno rimangono invariati, con un fatturato in aumento dell'8%-10%. A lungo termine, la direzione prevede una crescita delle vendite intorno al 5% e una crescita degli utili per azione del 9% grazie ai riacquisti di azioni.

Philip Morris dovrebbe realizzare nel 2023 un fatturato di 35 miliardi di dollari. Con un margine netto solitamente compreso tra il 25% e il 30%, si ottiene una stima del risultato netto tra circa 8,7 e 10,5 miliardi di dollari, sufficiente per coprire i 7,8 miliardi di dollari di dividendi e lasciare un saldo apprezzabile per i riacquisti di azioni.

Al prezzo di 98 dollari per azione, il valore dell'impresa - capitalizzazione di mercato più debito netto e provvigioni a lungo termine - raggiunge i 190 miliardi di dollari, circa 20 volte l'utile atteso quest'anno.

Una delusione a livello di margini o di crescita nei prossimi trimestri sarebbe probabilmente mal accolta dal mercato, soprattutto perché il debito netto rappresenta ora tre anni di profitti.