Si tratta dell'ultimo di una serie di eventi dolorosi per Puma, il cui prezzo in Borsa si è dimezzato in due anni.

Il carismatico CEO, Bjorn Gulden, noto per la spettacolare inversione di tendenza del marchio, lo scorso novembre è stato soffiato dalla nemica Adidas. Il minimo che si possa dire è che finora l'accoglienza degli investitori nei confronti di Arne Freundt non è stata entusiastica.

A seguire, i risultati dell'azienda per la prima metà del 2023 sono stati deludenti, con vendite in calo negli Stati Uniti, margini ridotti, scorte in aumento nonostante le promozioni e un utile netto in caduta libera. Tutto ciò aveva in qualche modo oscurato alcuni notevoli successi di marketing, in particolare i contratti di sponsorizzazione siglati con il Manchester United e la federazione di Formula 1.

Di conseguenza, la valutazione di Puma è scesa ai minimi storici, a x15 di utile operativo, dove da allora langue.

Va riconosciuto l'opportuno tempismo di Kering, precedente proprietario del marchio. Il gruppo di proprietà di François Pinault, aspramente criticato per i suoi investimenti che hanno ristagnato per dieci anni, è riuscito a disinvestire in un momento in cui il prezzo delle azioni era in crescita tra il 2018 e il 2021.

Tuttavia, nonostante le recenti battute d'arresto, Puma non ha probabilmente esaurito il suo potenziale di crescita. In particolare, vi è ancora molto spazio per l'espansione in Asia, dove il marchio rimane un attore marginale, a differenza di Adidas.

Il decennio 2012-2022 è stato un successo clamoroso, caratterizzato da un fatturato con una crescita media del 10,1% annuo, di gran lunga superiore a quella di Nike e Adidas. Inoltre, il profilo dei margini di Puma non ha nulla da invidiare a quello dei suoi due rivali.

Pur ipotizzando – cautamente - che il potenziale di crescita si sia esaurito, a parità di altre condizioni, Puma è ancora in grado di generare un profitto di circa 300 milioni di euro all'anno con un discreto rendimento delle sue attività - inferiore a quello di Nike o Adidas, certo, ma le dimensioni non sono le stesse.

L’attuale valutazione implica quindi un multiplo di utili compreso tra x20 e x25: nonostante il calo del titolo, gli investitori continuano palesemente a scommettere sulla capacità di Puma di far crescere il suo fatturato, anche se a un ritmo più lento.

Se il produttore di attrezzature sportive dovesse riuscire a mantenere il suo tasso di crescita del 10% annuo, è ovvio che la valutazione attuale offrirebbe un ottimo punto di ingresso.