SINGAPORE (awp/ats/afp) - Un tribunale di Singapore ha ridotto l'importo che Credit Suisse (CS) deve all'ex primo ministro georgiano Bidzina Ivanishvili. La banca nel frattempo rilevata da UBS dovrà ora versare 742,7 milioni di dollari invece dei previsti 926 milioni.

Il miliardario accusa la banca di avergli causato ingenti perdite a causa di frodi nella gestione dei suoi beni. "La sentenza del tribunale di Singapore non è definitiva", ha dichiarato questa sera in una nota CS.

Come già comunicato a maggio, la banca farà "appello". A maggio, la Corte del Commercio Internazionale di Singapore aveva dato ragione all'ex primo ministro georgiano, ordinando alla banca di pagargli 926 milioni di dollari (830 milioni di franchi).

Oggi il tribunale ha ridotto l'importo a 742,7 milioni di dollari per evitare un "doppio risarcimento", visto che la banca era già stata condannata l'anno scorso a pagare 600 milioni di dollari di risarcimento da un tribunale delle Bermuda. Nella sua sentenza, il tribunale di Singapore ha ribadito che il Credit Suisse non è riuscito a "proteggere i beni" di Ivanishvili.

Il "caso Lescaudron"

Il miliardario georgiano è coinvolto in una battaglia legale contro una filiale del Credit Suisse che si occupa di assicurazioni sulla vita nel cosiddetto caso "Lescaudron", dal nome di un ex consulente di spicco della banca condannato per frode e poi morto suicida.

Il caso Lescaudron è uno dei tanti scandali che hanno macchiato la reputazione del Credit Suisse. La banca ha contattato Ivanishvili alla fine del 2004 per proporgli di gestire la sua fortuna, subito dopo che il miliardario georgiano e uno dei suoi soci avevano venduto un complesso metallurgico con sede in Russia per 1,6 miliardi di dollari. Il georgiano aveva affidato più di un miliardo di dollari a un trust creato nel 2005.

Nella sentenza di maggio, il tribunale di Singapore ha rilevato che Patrice Lescaudron aveva destinato diversi milioni di dollari da questi fondi ad altri investimenti, fino a quando le sue attività fraudolente sono state scoperte nel 2015. Nel 2018 è stato licenziato e condannato a cinque anni di reclusione a Ginevra, prima di togliersi la vita nel 2020.