PARIGI/MILANO (Reuters) - Amundi sta valutando la possibilità di offrire a UniCredit condizioni migliori per poter prolungare l'accordo di distribuzione che lega l'asset manager francese alla banca italiana e al suo più grande mercato estero. 

Il rinnovo dell'accordo proteggerebbe la posizione del maggiore gestore di fondi europeo in un mercato che rappresenta quasi un quinto del patrimonio gestito al di fuori della Francia.

Gli analisti hanno espresso preoccupazione per l'impatto sulla raccolta che deriverebbe da una possibile perdita del contratto che Amundi ha con il suo principale distributore in Italia, dove i suoi asset in gestione ammontano a 197 miliardi di euro, cioè il 10% del totale.

Condizioni migliori potrebbero prevedere l'attribuzione a UniCredit di una fetta maggiore delle commissioni guadagnate sulla vendita dei prodotti, ha detto a Reuters la fonte, che ha parlato in forma anonima dato che le discussioni sono riservate.

Nessun commento da Amundi e no comment da un portavoce di UniCredit.

Le relazioni tra i due partner si sono inasprite da quando Andrea Orcel ha tentato invano di rinegoziare i termini dell'accordo dopo aver assunto la carica di AD di UniCredit nel 2021, hanno detto diverse fonti in precedenza.

Amundi ha firmato un accordo di distribuzione decennale nel 2017, quando ha acquistato Pioneer Investments di UniCredit per 3,6 miliardi di euro.

A complicare le cose, l'anno scorso il principale azionista di Amundi, Credit Agricole, è diventato il principale investitore singolo di Banco Bpm, una banca di medie dimensioni per la quale UniCredit era a un certo punto vicina a lanciare un'offerta di acquisto.

L'AD di Credit Agricole, Philippe Brassac, ha detto questo mese ai giornalisti che UniCredit sta cercando di "ottimizzare" l'accordo con Amundi.

"Con i partner le cose sono sempre difficili perché ci sono sempre delle richieste, ma è una partnership che funziona bene e in cui troveremo un equilibrio... che vada bene a entrambe le parti", ha detto Brassac, che è anche a capo di Amundi.

Orcel, secondo le fonti, non è soddisfatto della quantità di fondi Amundi che in base all'accordo UniCredit è vincolata a collocare presso i clienti.

Amundi deve rappresentare l'80% degli asset in gestione complessivi di UniCredit in Italia, ma le penali previste dal contratto per il mancato raggiungimento di tale percentuale diventano più severe solo al di sotto di una soglia inferiore del 65-70%, hanno detto separatamente due fonti vicine alla questione.

Per far crescere i ricavi da commissioni di UniCredit, Orcel ha creato un team interno che si occupa di reimpacchettare i fondi forniti da operatori globali con l'etichetta "onemarkets" della banca.

Nel frattempo, l'asset manager italiano Azimut sta mettendo in piedi un'attività irlandese che produrrà e venderà fondi ai clienti di UniCredit e alla fine diventerà parte della banca.

Al 30 settembre UniCredit aveva 134 miliardi di euro di asset under management derivanti dalla gestione di fondi e di portafogli.

Orcel non ha escluso di porre fine al contratto con Amundi, ma una fonte a conoscenza della vicenda ha detto a Reuters che è felice di mantenere un partner che si colloca tra i primi 10 asset manager a livello globale e fornisce un buon supporto alla rete di vendita della banca.

Se il contratto deve essere esteso, Orcel vorrebbe concordare condizioni migliori nel corso del 2024, ha aggiunto la fonte.

Se il rapporto terminasse dopo il 2027, UniCredit avrebbe ancora bisogno di tempo per sostituire i fondi Amundi con altri prodotti.

Per aumentare le commissioni che UniCredit trattiene sulla vendita dei fondi ai clienti, facendo spazio a prodotti più redditizi, il mese scorso Orcel ha detto che stava "riequilibrando" leggermente il suo rapporto con Amundi e che avrebbe continuato a farlo.

In Italia, dove la distribuzione gioca un ruolo chiave nell'industria dei fondi, le banche intascano almeno il 60% delle commissioni, percentuale che supera l'80% quando l'istituto di credito possiede l'asset manager o sono in vigore accordi da diversi anni.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)