MILANO (MF-DJ)--Assumerà finalmente una decisione l'Unicredit dell'ad Andrea Orcel (ma anche del per ora silente presidente Pier Carlo Padoan) sulle aggregazioni e, in particolare, sulla tormentata ipotesi di concentrazione con il Montepaschi, dopo la riorganizzazione post Mustier avviata nel nome della semplificazione delle catene di comando e l'autonomia accordata alla rete italiana?

Venerdì prossimo conosceremo la semestrale di Unicredit e, nello stesso giorno, saranno diffusi i risultati degli stress test promossi dall'Eba, dopodiché l'Istituto sarà ancor meglio nella condizione di poter valutare la strada da imboccare. Il fatto è che temporeggiare non appare più sostenibile.Siamo al punto in cui devono suonare, nel parlare, «il sì, sì o il no,no». E ciò al di là del piano che verrebbe attribuito, peraltro senza conferme, al Tesoro, nel quale sarebbero riportate le alternative per la soluzione del problema Monte, ammettendosi in questo modo di essere ancora in una fase di analisi dopo che la questione è aperta da 13 anni e, più da vicino, a proposito della dismissione della partecipazione pubblica del 64%, da almeno due anni. La questione, in vista di ulteriori audizioni, è all'attenzione anche della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche che sarebbe opportuno riesaminasse pure il punto maggiormente critico (che finora per ragione di tempo non si è potuto adeguatamente approfondire in tutti i suoi aspetti) quello cioè della decisione del Monte di acquisire, a suo tempo, Antonveneta.

Ora, quanto a Unicredit, si tratta di capire se la linea di un'aggregazione senese nella sicura ininfluenza, però, sul capitale di Unicredit, già sostenuta da Mustier, sia completamente ribadita o se esistano delle modifiche per questa posizione. Anche perché, come riportano le cronache, Orcel ha dichiarato che le concentrazioni alle quali l'Unicredit é invitato costituiscono un acceleratore delle strategie di crescita. E allora? Dopo le alienazioni, secondo una strategia non affatto chiara o comunque abbastanza disinvolta, di «gioielli» decise nell'era Mustier, oggi riprendere, se consentito dai dati, il tema delle aggregazioni, elogiate, come si è detto, dal nuovo ad, sarebbe anche un segnale di rilancio e di forte innovazione strategica.

Orcel metterebbe in luce una capacità di governo ben solida e dalle prospettive serie, in completa discontinuità nei confronti del predecessore e non solo delle alci e delle cravatte rosse, fisime imperanti quando quest'ultimo governava. Se, poi, si pensa a una competizione con Intesa Sanpaolo, agire pure in questo campo può risultare essenziale.

Insomma, il Monte può essere per Unicredit un grande problema, ma può diventare pure un'opportunità importante. A meno che non si pensi, secondo una vista lunga, a ipotesi che potrebbero riguardare non nell'immediato Mediobanca e Generali, ritornando l'Unicredit partecipante o aggregante dell'Istituto di Piazzetta Cuccia.

Qui, però, non si riesce a capire se ci si muova nella fantafinanza oppure sussistano effettivi presupposti. In ogni caso, la nuova governance dell'Unicredit ha tutto da guadagnare se, in particolare sull'ipotesi di aggregazione con il Monte, si muove nell'assoluta trasparenza informando le istituzioni e il mercato con le dovute modalità e tenendo conto pure dei casi in cui si imponga, al momento, il riserbo. E' una significativa prova alla quale, in primis, Orcel è chiamato, al di là dei diffusi apprezzamenti che sul suo conto si leggono nelle cronache, bene attente, però, a evitare di segnalare gli scogli, quasi che ciò possa dispiacere, che si presentano nella sua navigazione (non certo facendogli un favore). Ma, poi, qual è, sull'operazione Monte, la effettiva posizione del Tesoro e della Vigilanza unica? Si può continuare nell'indeterminatezza anche istituzionale? (riproduzione riservata)

Di Angelo De Mattia - MF Mercati Finanziari

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2708:39 lug 2021

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