MILANO (MF-DJ)--La gestione del credito deteriorato rimane uno dei temi caldi per le banche italiane, soprattutto perché ancora non sono chiari gli effetti della crisi pandemica e la consistenza della ripresa economica iniziata nei mesi scorsi. Unicredit è da tempo molto attiva in questo ambito, come dimostra la drastica contrazione dello stock di non performing exposure, e nei prossimi mesi la soglia di attenzione del ceo Andrea Orcel e della prima linea della banca non si abbasserà, anzi.
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sul tavolo oggi ci sarebbe in particolare la gestione degli unlikely to pay, una asset class su cui negli ultimi anni si sono progressivamente focalizzati gli sforzi del sistema bancario. Nei conti al 30 giugno scorso il portafoglio lordo per Unicredit ammontava a 13,4 miliardi, con un'incidenza del 2,95% sugli impieghi complessivi dell'istituto e un valore di bilancio di 6,7 miliardi rispetto ai 7,1 miliardi di sofferenze lorde. Sinora l'approccio è stato quello di trattare caso per caso le singole posizioni, mettendo in campo le competenze interne necessarie.
Il lavoro, va da sè, è complesso. Gli utp sono crediti verso aziende finite in difficoltà che però possono ancora essere riportati in bonis grazie a interventi mirati. Si tratta insomma di un asset molto diverso rispetto alle sofferenze, che richiedono invece un approccio industriale e non liquidatorio. Ecco perché al vaglio del vertice di Unicredit ci sarebbero anche altre opzioni. Per esempio quella di stringere una partnership con un operatore industriale attivo nel settore del debt management. La scelta consentirebbe alla banca di esternalizzare parte dell'attività di gestione e di avvalersi di professionalità specialistiche per assistere i debitori. Qualcosa di simile insomma a quanto fatto nel 2019 da Intesa Sanpaolo con Prelios e da Banco Bpm con il Credito Fondiario. Al momento nessuna decisione è stata ancora presa, ma nel caso in cui la banca scelga di muoversi è plausibile con lo faccia invitando i principali operatori del settore in un processo competitivo.
UniCredit S.p.A. figura tra i primi gruppi bancari europei. Il fatturato per attività è ripartito come segue:
- banca d'affari, investimento, finanziamento e merchant bank (53,7%): leasing, factoring, realizzazione di operazioni su titoli, interventi sui mercati dei tassi, dei cambi, azionari e di prodotti derivati, brokeraggio, ecc.;
- banca al dettaglio (46,3%).
A fine 2022 il gruppo gestisce 511,9 Mld EUR di depositi e 524,9 Mld EUR di crediti.
La commercializzazione dei prodotti e servizi è garantita da una rete di 3.175 agenzie localizzate principalmente in Italia (2.986).
La ripartizione geografica dei ricavi (prima delle elisioni infragruppo) è la seguente: Italia (43,5%), Germania (24,3%), Europa centrale (16,6%), Est Europa (9,6%) e Russia (6%).