Gli asset delle economie emergenti sono stati sotto pressione lunedì, mentre l'atmosfera di rischio ha attanagliato i mercati dopo che l'attacco a Israele da parte del gruppo palestinese Hamas ha fatto salire i prezzi del petrolio e ha fatto crollare lo shekel a un minimo di oltre sette anni.

Lo shekel è sceso a 3,92 per dollaro all'inizio degli scambi, toccando il minimo dall'inizio del 2016, ma ha ridotto le perdite dopo che la Banca di Israele ha dichiarato che venderà fino a 30 miliardi di dollari di valuta estera sul mercato aperto per mantenere la stabilità.

Anche i titoli di Stato israeliani denominati in dollari hanno subito un duro colpo, con l'obbligazione con scadenza 2120 che è scesa di oltre 5 centesimi di dollaro. I principali indici azionari di Tel Aviv sono scesi dopo il crollo di quasi il 7% di domenica.

L'indice azionario dei mercati emergenti di MSCI era in calo dello 0,2% alle 8:42 GMT, mentre le valute sono rimaste in sordina a fronte di un dollaro più forte.

Il conflitto in Medio Oriente ha dato una nuova spinta ai prezzi del petrolio, aumentando le preoccupazioni sull'inflazione e la probabilità di una politica monetaria più restrittiva nelle principali economie globali, soprattutto alla luce del rapporto sui posti di lavoro negli Stati Uniti della scorsa settimana.

"Le tensioni nella regione avranno inevitabilmente un impatto sui prezzi del petrolio, dato il rischio di interruzione delle forniture in caso di escalation della situazione, e anche sul dollaro, in quanto i rischi geopolitici potrebbero alimentare i flussi di rifugio sicuro", ha dichiarato Jon Harrison, direttore generale della strategia macro dei mercati emergenti di TS Lombard.

"Per le banche centrali dei Paesi emergenti ci sarà una crescente pressione per aumentare i tassi di interesse in risposta ai rischi di inflazione e per difendere le loro valute".

Le preoccupazioni geopolitiche si sono estese ad altri mercati emergenti, infliggendo un altro colpo ai titoli di Stato internazionali dell'Egitto, già colpiti da un recente downgrade di Moody's.

Le valute degli importatori di petrolio sono scese, con la rupia indonesiana e il baht tailandese in calo dello 0,5% ciascuno rispetto al dollaro, mentre la rupia indiana è scesa dello 0,2%.

Le azioni dell'indiana Adani Ports, che possiede un importante porto in Israele, sono scese del 3,7%, mentre le azioni della Turchia, un altro importante importatore di petrolio, sono scese dell'1,4%.

Le azioni della Cina continentale sono scese dello 0,1% nel primo giorno di contrattazioni dopo una settimana di vacanza.

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