Lo riferisce una fonte a diretta conoscenza del dossier, confermando quanto pubblicato oggi dal quotidiano La Verità, e aggiungendo che la richiesta viene motivata col fatto di non essere riusciti a raccogliere prove sufficienti per proseguire nelle indagini dopo che Mosca non ha risposto a rogatorie presentate dai magistrati italiani.

L'indagine era stata aperta nel febbraio 2019 dopo servizi giornalistici su un incontro all'Hotel Metropol di Mosca dell'ottobre 2018 fra Gianluca Savoini, consigliere del leader della Lega Matteo Salvini, insieme a un avvocato e un broker finanziario italiani e tre russi, legati a vario titolo al governo di Mosca.

Salvini, attuale vicepremier e ministro delle Infrastrutture, non è mai stato indagato in questa vicenda.

Il sito Usa Buzzfeed aveva pubblicato registrazioni dell'incontro da cui emerse il sospetto della presunta finalità di negoziare un accordo per far arrivare finanziamenti alla Lega per circa 50 milioni di dollari a margine di un contratto petrolifero da 1,5 miliardi di dollari con una compagnia russa.

Savoini e gli altri cinque indagati hanno sempre respinto ogni addebito. Matteo Salvini all'epoca dell'apertura dell'indagine dichiarò di non aver mai preso "un rublo, un euro, un dollaro o un litro di vodka di finanziamento dalla Russia".

L'indagine della procura aveva portato al sequestro dei telefonini degli indagati e attraverso perquisizioni e sequestri era stata anche rinvenuta la foto di un foglio con i dettagli del presunto accordo, che non si realizzò mai.

La procura chiese poi alle autorità russe di poter ascoltare a verbale per rogatoria i presunti intermediari. Dalla Russia però non arrivò mai una risposta.

Da qui la richiesta di archiviazione sulla quale dovrà ora esprimersi un giudice.