Gli agricoltori brasiliani sono più propensi a passare ai bioingredienti rispetto ai colleghi di altri Paesi, secondo una nuova ricerca che mostra che la crescita media annua del mercato è stata del 21% negli ultimi tre anni, quattro volte superiore a quella mondiale.

Secondo i dati pubblicati martedì da Croplife, una lobby brasiliana che rappresenta le aziende biotecnologiche, chimiche e di bioinput, le vendite al dettaglio di strumenti di 'biocontrollo' nel Paese raggiungeranno i 5 miliardi di reais (924 milioni di dollari) nella stagione 2023/2024.

I bioinput, essenzialmente una soluzione biologica ai problemi dell'agricoltura moderna, sono un'alternativa all'uso di pesticidi e fertilizzanti per controllare i parassiti e migliorare i raccolti.

I bioinput brasiliani vengono applicati principalmente nei campi di soia, mais e canna da zucchero, ma sono stati utilizzati anche dai coltivatori di cotone e caffè in misura minore, secondo la ricerca.

Lo Stato del Mato Grosso, il più grande fornitore di prodotti agricoli del Brasile, situato nella parte centro-occidentale della nazione, ha promosso l'uso di bioingredienti, rappresentando circa il 33% del mercato nazionale, secondo i dati di Croplife.

Embrapa, l'agenzia di ricerca agricola brasiliana, ha definito gli input biologici come prodotti o processi sviluppati da enzimi, estratti di piante o microrganismi, tra gli altri, che sono destinati al controllo biologico.

Tali input possono essere utilizzati anche come promotori della crescita delle piante, biotici e alleviatori dello stress abiotico, e possono agire come sostituti degli antibiotici, secondo Embrapa.

Il Brasile, il più grande esportatore al mondo di soia, caffè, canna da zucchero e succo d'arancia, nonché un fornitore competitivo di mais, è un mercato promettente, secondo la ricerca.

(1 dollaro = 5,4134 reais)