ROMA (MF-DJ)--Non c'è partito che nella storia della Repubblica non abbia sbraitato contro le accise sulla benzina. Al governo o all'opposizione, oppure un po' di qua e un po' di là: poco importa. E lo sappiamo che il problema del costo dei carburanti è proprio quello delle tasse. Diversamente la benzina italiana, e oggi qualcuno nota curiosamente il gasolio, non avrebbe il prezzo più alto d'Europa.

Il conto è presto fatto, scrive Milano Finanza. Anche se il costo industriale del carburante fosse pari a zero il prezzo alla pompa di un litro di benzina non sarebbe molto lontano da 1 euro. Esattamente 89 centesimi. Colpa delle famose accise, certamente. Ma colpa anche del contributo fornito da un meccanismo perverso e assolutamente illogico che consente allo Stato di moltiplicare le entrate fiscali. E verso cui, nonostante sia quella la vessazione più inaccettabile per i consumatori, non si sono udite chissà perché altrettante grida di dolore. Parliamo della tassa sulle tasse. Il prezzo alla pompa dei carburanti si compone del costo industriale più le accise. Poi c'è l'Iva, che si calcola non sul solo costo della materia prima, come sarebbe giusto, ma sulla somma delle due voci. Quindi anche sulle accise. Ecco i dati.

Nell'ultima settimana, secondo i dati ufficiali del ministero dello Sviluppo (o come si chiama adesso), il prezzo del gasolio per auto è risultato pari a 1.868,13 euro per mille litri, con un aumento di 160,29 euro (cioè oltre 16 centesimi al litro) rispetto ai sette giorni precedenti. Questo perché al costo industriale di 913,85 euro e alle accise di 617,40 euro si deve sommare l'Iva: 336,88 euro. Ovvero il 22% sulla somma del costo industriale più le accise. Se però, come sarebbe corretto, l'Iva gravasse esclusivamente sul costo industriale, il suo peso sul prezzo finale alla pompa si ridurrebbe da 336,88 a 201,04 euro. E il gasolio sarebbe costato mediamente, nell'ultima settimana 1.732,29 euro per mille litri. Cioè il 7,3% in meno con un risparmio secco di 13,6 centesimi al litro, il che avrebbe quasi interamente compensato l'aumento settimanale di circa 16 centesimi.

Sarebbe andata ancora meglio per la benzina verde, il cui prezzo finale è aumentato in una settimana di 16,7 centesimi al litro. Applicando l'Iva sul solo costo industriale il risparmio sarebbe stato di oltre 16 centesimi. Il prezzo medio alla pompa sarebbe dunque risultato di 1,651 euro al litro anziché 1,812. Senza bisogno di alcun intervento sulle famose accise, il che avrebbe fatto risparmiare a politici e commentatori anche un sacco di fiato usato inutilmente. Ma in Italia la logica della burocrazia segue percorsi diversi dalla logica normale. E l'assuefazione è ormai completa, tanto che nessuno si pone il problema di intervenire su un'assurdità che non riguarda solo i carburanti ma anche le bollette. Dove viene applicato identicamente il sistema dell'Iva sulle tasse.

Una gabella di stampo medievale cui lo Stato non intende rinunciare.

La ragione è evidente. Ogni anno, vuoto per pieno, si consumano in Italia circa 40 miliardi di litri di gasolio e 10 miliardi di litri di benzina. Al prezzo dell'ultima settimana il gettito della sola tassa sulla tassa, cioè dell'Iva applicata sulle accise, si aggirerebbe sui 7 miliardi di euro. Un pezzo della manovra finanziaria pagata da automobilisti e autotrasportatori con un'imposta occulta e irragionevole. Che non manca di avere anche un impatto indiretto sui bilanci familiari facendo aumentare l'inflazione. C'è poi un altro aspetto, sul quale lo Stato si dimostra forse ancora più colpevole. È la velocità differente con cui la variazione del prezzo industriale si riflette sul costo finale a seconda che quel prezzo salga o scenda. Quando le quotazioni del greggio salgono l'adeguamento in crescita è rapidissimo, quando invece diminuiscono l'adeguamento al ribasso è molto più lento. Una speculazione strisciante che ha un impatto non trascurabile. E contro la quale non c'è indagine che possa avere un serio effetto. La verità è che a dispetto dei propositi bellicosi che di volta in volta il governo tira fuori gli strumenti per combattere la speculazione sui carburanti sono armi spuntate. Troppo potente la lobby dei petrolieri o troppo debole lo Stato? La timidezza mostrata dallo Stato nella faccenda del prelievo sui monumentali extra-profitti realizzati dalle compagnie grazie boom dei prezzi dell'energia è forse un segnale in entrambe le direzioni. Almeno se è vero che, a fronte di introiti previsti per 10,9 miliardi, al 30 novembre 2022 ne erano stati incassati solo 2,7. La differenza è di 8,2 miliardi, che sommati ai 7 della tassa sulla tassa fanno un totale di 15: un bel prelievo a carico degli utenti spartito a metà fra petrolieri e Fisco. Che così contribuisce anch' esso, direttamente, alla speculazione.

E fa tenerezza sentire certe frasi pronunciate da chi avrebbe il potere di intervenire. Già sapendo però che non accadrà.

alu

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MF-DJ NEWS

1609:25 gen 2023


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January 16, 2023 03:27 ET (08:27 GMT)