ZURIGO (awp/ats) - L'indice principale della borsa svizzera, lo Swiss Market Index (SMI), potrebbe in futuro comprendere 30 titoli, invece che gli attuali 20: ci sta pensando SIX, il gruppo finanziario che gestisce il mercato in questione.

L'impresa sta attualmente chiedendo agli operatori cosa ne pensino di un ampliamento dell'indice. L'aumento del numero di azioni avrebbe il vantaggio di rappresentare in modo più completo il mercato elvetico, argomenta SIX. La consultazione durerà circa un mese, fino al 7 novembre: i risultati saranno poi resi noti in gennaio, accompagnati da un calendario per l'eventuale implementazione della novità.

Secondo gli specialisti la questione di un'estensione può avere una certa legittimità, considerati in particolare gli scorpori che sono avvenuti negli ultimi anni, a partire da Alcon e Sandoz. Inoltre, si è ripetutamente criticato il fatto che l'SMI, con i suoi tre pesi massimi Nestlé, Novartis e Roche che compongono una parte importante dell'indice, sia troppo concentrato sui settori dell'alimentare e della farmaceutica.

Ma ci sono anche operatori che non ritengono indispensabile un adeguamento. Essi fanno presente che esiste già lo Swiss Leader Index (SLI), che comprende i 30 titoli più grandi e più liquidi. Esistono poi anche altre alternative, a seconda degli interessi degli investitori: ad esempio lo SMI Mid Index (SMIM), che comprende le 30 società che si collocano immediatamente dietro lo SMI, dal 21esimo al 50esimo posto. Si tratta di uno strumento molto popolare, che in caso di cambiamento arriverebbe a includere titoli di realtà molto più piccole.

Stando agli esperti l'aggiustamento dell'SMI potrebbe però fornire una spinta per aumentarne l'importanza e la visibilità, soprattutto nella percezione all'estero. Più ampio e con un maggior numero di titoli, ovvero con un volume di scambi complessivamente più elevato, l'indice acquisterebbe maggior peso. Forse darebbe anche maggiore rappresentanza a settori che oggi non sono ancora molto sotto i riflettori: entrerebbero per esempio il produttore di valvole a vuoto VAT o il costruttore di imballaggi SIG.

"Ma i tre grandi resterebbero tali", osserva un analista finanziario interrogato dall'agenzia Awp. Le variazioni delle singole quote sarebbero minime, malgrado i dieci titoli aggiuntivi. Nestlé, Roche e Novartis rimarrebbero giganti indiscussi: la loro capitalizzazione di mercato rappresenta attualmente circa la metà dell'SMI e la loro quota si ridurrebbe solo leggermente in caso di adeguamento.

Ciò non sorprende, poiché l'SMI, con i suoi 20 titoli, copre già oggi circa l'80% della capitalizzazione dell'intero mercato elvetico, che vede oltre 200 società quotate. Per altri indici esteri la quota è inferiore, malgrado essi comprendano un numero maggiore di valori. Con l'aggiunta di altri dieci titoli l'SMI arriverebbe a rappresentare circa l'87% del mercato totale.

Va peraltro ricordato che in passato lo Swiss Market Index - nato nel 1988 - è arrivato a comprendere anche più di 20 titoli. Il numero di azioni è stato a lungo variabile: ha oscillato in pratica tra 18 e 29 società. Solo in un secondo tempo è stato definito un massimo, che era di 30 titoli; la limitazione a 20 titoli è stata introdotta nel 2007. Allora era quindi stato compiuto il passo opposto a quello ventilato attualmente: invece di un'espansione era stata decisa una limitazione. La seconda modifica importante delle regole è avvenuta nel 2017, quando si è deciso di limitare il peso di ciascun singolo titolo dell'SMI al 18%.

I grandi investitori istituzionali sono fortemente orientati verso l'SMI. L'indice principale viene anche fortemente considerato nel settore dei derivati: è utilizzato da prodotti finanziari come i future e le opzioni su indici, gli ETF, i fondi e i prodotti strutturati, tutto questo sia in Svizzera che all'estero. L'SMI è però importante anche per gli investitori privati.

Uno sguardo oltre i confini del paese di Guglielmo Tell può essere interessante. Il Dax, l'indice principale della borsa tedesca, è stato portato da 30 a 40 titoli circa due anni or sono; nel Cac 40 francese - lo dice il nome - figurano 40 azioni; lo stesso numero viene considerato dall'Ftse Mib italiano; nell'Ftse inglese le aziende sono 100. Uscendo dal continente europeo dominano due indici: il Dow Jones statunitense, che illustra il corso di 30 imprese, e il Nikkei giapponese, che tiene conto di 225 società quotate a Tokyo.