Intorno alle ore 10,30 italiane, i futures sul Brent cedono 1,42 dollari, o l'1,8%, a 76,87 dollari il barile. I futures sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) scambiano in ribasso di 1,43 dollari, o del 2%, a 70,97 dollari il barile.

Nemmeno i conflitti navali e aerei in corso nel Mar Rosso sono stati sufficienti a sostenere il greggio, nonostante le crescenti preoccupazioni per le navi cisterna costrette a fermarsi o a cambiare rotta, aumentando i costi di spedizione e rallentando le consegne.

L'economia cinese nel quarto trimestre è cresciuta del 5,2% su base annua, meno delle aspettative degli analisti, lettura che mette in discussione le previsioni secondo cui la domanda cinese dovrebbe alimentare la crescita globale del petrolio nel 2024.

Tuttavia, la produzione delle raffinerie cinesi nel 2023 è aumentata del 9,3%, livello record, indicando una domanda elevata anche se in ritardo rispetto alle aspettative di alcuni analisti.

Il dollaro statunitense sfiora i massimi di un mese dopo che i commenti dei funzionari della Federal Reserve statunitense hanno ridimensionato le aspettative di un taglio aggressivo dei tassi di interesse. Un biglietto verde più forte riduce la domanda di greggio da parte di detentori di valute estere per contratti denominati in dollari.

Rimangono alte le tensioni nel Mar Rosso, in seguito ai nuovi attacchi lanciati dagli Stati Uniti ieri nello Yemen contro i militanti Houthi filo-iraniani, dopo che un missile Houthi ha colpito una nave greca.

(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Gianluca Semeraro)