MILANO (MF-DJ)--Il cambiamento climatico e i fenomeni naturali a esso connessi hanno causato e continuano a causare forti impatti sui cittadini, sulle imprese, e sull'economia in generale; si stima che nel solo 2021 i disastri naturali abbiano causato più di 10.0000 morti e 250 miliardi di dollari di danni economici in tutto il mondo. A oggi il tema delle conseguenze del cambiamento climatico su cittadini e aziende resta una delle maggiori sfide per il settore assicurativo. Di questo si è parlato ieri nel webinar Next level for Insurance Sme segment: climate change&physical risks, organizzato da Crif, Red Risk, Qbe Italia e Iia-Italian Insurtech Association.

Durante l'incontro, spiega una nota, è stato condiviso lo studio analitico realizzato da Crif-Red, in collaborazione con Qbe Italia e con il patrocinio di Iia, con l'obiettivo di aiutare i player assicurativi a definire e misurare i rischi fisici, tenendo in considerazione i potenziali impatti del cambiamento climatico su di essi.

In particolare, lo studio evidenzia che in Italia una impresa su tre è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali. Il principale motivo di questo elevato livello di rischio è che il territorio nazionale è caratterizzato da un'alta esposizione a fenomeni naturali: nel Paese, infatti, coesistono livelli elevati di rischio terremoto, inondazioni e frane, a cui si sommano i rischi derivanti da fenomeni legati alle alte temperature che caratterizzano ampie parti della penisola, quali la siccità, lo stress idrico e le ondate di calore.

La rischiosità e l'impatto economico dei fenomeni naturali è aggravato dal fatto che l'Italia, rispetto alla media dei principali Paesi europei, è fortemente sotto assicurata. Ad esempio secondo gli ultimi dati Ania, solo il 5% delle abitazioni risulta assicurato per gli eventi catastrofali.

Partendo quindi dal contesto attuale di diffusa sottoassicurazione, i player assicurativi sono chiamati a far evolvere la loro offerta in ambito property, business interruption e liability, sviluppando proposte di protezione innovative. Per esempio con coperture parametriche, per andare incontro alle nuove esigenze del cliente e migliorare la resilienza del sistema economico al cambiamento climatico in atto, svolgendo attivamente - in sinergia con le istituzioni pubbliche - un ruolo chiave nella sfida globale sulla sostenibilità. Sempre secondo le stime di Iia, nei prossimi anni i big player del mercato assicurativo europeo dovranno investire almeno 400 milioni di euro per sviluppare nuove tecnologie in ambito Space Innovation (tra cui tecnologie satellitari per fornire dati in tempo reale sui cambiamenti climatici), Intelligenza Artificiale e Big Data che aiuteranno a mappare rischi legati a disastri ambientali e stipulare servizi e polizze adeguati.

Con riferimento ad alcuni dei rischi fisici tra i più tipici del territorio Italiano, lo studio evidenzia le 10 province più esposte (in termini di percentuale di aziende esposte a livelli di rischio alto o molto alto) alle frane, alle inondazioni e alle forti precipitazioni. I dati dello studio rivelano, infatti, che la pericolosità non è uniforme in tutto il territorio italiano. Per quanto riguarda il rischio frane, lo studio rivela che le province interamente ubicate in zone montuose, in particolare nelle Alpi, sono quelle più esposte: Aosta, Sondrio, Trento e Belluno presentano più del 40% delle loro aziende esposte a un rischio alto. Il rischio inondazione è elevato nelle province ubicate nella bassa valle del Po (Rovigo e Ferrara), in zone costiere a scarsa elevazione (Gorizia) o in zone caratterizzate da piogge torrenziali e inondazioni improvvise (Genova e Catania). In termini di forti precipitazioni la provincia più esposta è quella del Verbano-Cusio-Ossola, che presenta sia rischio di forti nevicate che di grandine, seguita da Lecce e Siracusa, dove il regime di precipitazioni è particolarmente intenso e sono frequenti anche le grandinate.

Lo studio approfondisce e rivela i potenziali impatti sulle aziende anche di altri fenomeni naturali sottostimati e spesso considerati secondari in termini di impatto economico, quali le ondate di calore e lo stress idrico. Il rischio da ondate di calore - per il quale si presentano i dati estratti in condizioni di clima previsto per il 2040-2049 - data la forte influenza del riscaldamento globale su questo fenomeno, risulterà più omogeneo tra i territori pur interessando maggiormente le province nel Sud Italia e quelle della valle del Po. Da un punto di vista geografico, le province italiane a essere maggiormente colpite dall'innalzarsi delle temperature saranno quelle del Sud e quelle della valle del Po. Nel complesso, a causa delle ondate di calore, il 7% delle aziende presenti su tutto il territorio nazionale potrebbe subire perdite, con un picco del 55% se si considera solamente il Sud Italia.

Da un punto di vista settoriale, invece, Agricoltura, Commercio e Logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti.

Al contrario, il settore servizi è quello con il minor numero di aziende esposte ad almeno un rischio alto, a causa della sua elevata resilienza ai rischi considerati. Ciononostante, anche nel settore più resiliente tra tutti, la percentuale di imprese a rischio alto su almeno un pericolo supera il 25%. Si stima che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo sia circa pari allo 0,65% del fatturato attuale delle aziende. Questo dato sarà influenzato dal cambiamento climatico, che ne comporterà una crescita di circa l'8% al 2050.

com/cos


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November 25, 2022 05:52 ET (10:52 GMT)