Il dollaro ha mantenuto la sua posizione giovedì, dopo due giorni volatili che hanno visto forti cali seguiti da un rimbalzo, in quanto i trader hanno considerato i dati economici in arrivo come un segnale che la Federal Reserve aspetterà più a lungo prima di tagliare i tassi di interesse.

Il dollaro australiano e quello neozelandese, sensibili al rischio, sono scesi in seguito al calo delle azioni regionali.

La valuta statunitense è salita a 1,08395 dollari per euro e a 1,2395 dollari contro la sterlina, mentre è rimasta sostanzialmente piatta a 151,33 yen, dopo aver recuperato mercoledì il calo più forte dell'anno nei confronti delle principali controparti.

L'indice del dollaro - che misura il biglietto verde rispetto all'euro, alla sterlina, allo yen e ad altri tre rivali - ha guadagnato lo 0,14% a 104,47. Ha guadagnato lo 0,31% mercoledì, dopo un crollo dell'1,51% il giorno precedente.

Il dollaro ha tratto sostegno dai numeri delle vendite al dettaglio migliori del previsto, combinati con ulteriori segnali di raffreddamento dell'inflazione, alimentando la narrativa di un 'atterraggio morbido' dell'economia, che permetterebbe alla Fed di avere più tempo prima di tagliare i tassi.

"Sebbene l'inflazione sia in calo, l'economia rimane solida, il che potrebbe persino consentire alla Fed di aumentare i tassi se lo decidesse", ha dichiarato James Kniveton, senior corporate FX dealer di Convera, pur notando che al momento non sembra esserci appetito per un rialzo tra i funzionari della Fed.

I trader rimangono certi che i tassi non aumenteranno, ma hanno ridotto le probabilità di una prima riduzione entro marzo a meno di 1 su 4 da un valore migliore di 1 su 3 un giorno prima, secondo lo strumento FedWatch del CME Group.

Ben Bennett, stratega degli investimenti APAC di Legal and General Investment Management, è stato più cauto sulle prospettive.

"Il percorso verso un atterraggio morbido è stretto e questo è solo un passo in avanti", ha detto.

"Nelle prossime settimane potremmo facilmente ricevere altri dati che suggeriscono che la Fed ha bisogno di un nuovo rialzo, oppure che la crescita si sta esaurendo e una recessione è più probabile".

Altrove, l'Aussie è scivolato dello 0,45% a 0,6480 dollari, mentre il dollaro neozelandese è sceso dello 0,62% a 0,59855 dollari.

La valuta australiana non è riuscita a trarre sostegno da un forte rimbalzo dell'occupazione, in quanto i trader si sono concentrati sul fatto che i guadagni erano per lo più nel lavoro part-time, mentre il tasso di disoccupazione è aumentato.