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Top/Flop della settimana |
In crescita
In calo
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Materie prime |
A grandi linee: Quest'ultima settimana è stata positiva sui mercati delle commodity, così come il CRB Commodities Index che è migliorato del 2% in soli cinque giorni, a 351 punti. Il settore energetico continua a crescere nonostante l'aumento del dollaro. Petrolio: Il prezzo dell'oro nero si stabilisce al di sopra dei 120 dollari il barile per il Brent (122 dollari), ma anche per il WTI (120 dollari). I prezzi rimangono dunque a gravità zero nonostante un nuovo aumento del greggio negli Stati Uniti. La notizia della settimana rimane il boicottaggio del petrolio russo, ma gli operatori hanno anche avuto occasione d'interessarsi al rapporto mensile dell'EIA (Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti), che ha rivisto al rialzo la produzione americana per il 2022 e per il 2023. Quest'ultima dovrebbe raggiungere gli 11,92 milioni di barili al giorno (mbg) nel 2022 e 12,85 mbg l'anno successivo. Metalli: L'ambiente è ancora da hangover per il settore dei metalli preziosi, completamente neutralizzato dall'aumento dei rendimenti obbligazionari. Il ritorno dell'avversione al rischio, palpabile nelle ultime sessioni, non giova affatto ai compratori d'oro. La reliquia barbara è sui 1843 dollari. I metalli industriali hanno invece parzialmente guadagnato terreno, spinti dall'allentamento delle restrizioni per il coronavirus in Cina. Il piombo è quotato a 2200 dollari, il rame si mantiene sui 9600 dollari, mentre l'alluminio riprende parzialmente quota a 2750 dollari. Prodotti agricoli: Ampia ripresa del prezzo del mais a Chicago, così come di quello del grano, ma in proporzioni inferiori. Il mercato sembra pessimista su un potenziale ritorno dell'offerta ucraina sul mercato internazionale. Ankara, che funge da mediatore sulle esportazioni ucraine, vorrebbe l'apertura di un corridoio per i cereali dal porto di Odessa. Sempre nel settore delle soft commodities, il prezzo del legname continua a calare a 562 per mille board feet. |
Macroeconomia |
Clima: Tira e molla a tutti i livelli. Il cuore degli investitori oscilla tra i dati macroeconomici piuttosto solidi e un futuro incerto, man mano che le banche centrali stringono la vite ai tassi. La riduzione della liquidità ha sempre maggiori conseguenze sull'economia reale. La pubblicazione di venerdì di un'inflazione americana di maggio più elevata del previsto ha riacceso il meccanismo della stagflazione, tanto più che una parte dei professionisti della finanza si aspettavano che la decrescita avviata ad aprile continuasse. Dal canto suo, la BCE ha aperto la strada ad aumenti di tassi che solo pochi mesi fa si rifiutava di considerare. Tassi: La BCE ha irrigidito la propria posizione non potendo rimanere passiva dinanzi all'inflazione che sta colpendo il continente. Di conseguenza, il rendimento dei debiti sovrani si è avviato verso una crescita, con una ripresa più rapida delle firme più rischiose, come dev'essere. Il debito a 10 anni è al 4,23% in Grecia e al 3,62% in Italia. In Svizzera varia meno, ma si aggira ormai sull'1%, la metà dell'OAT francese (2%). Il riferimento della zona euro, il Bund, è invece all'1,41%. Negli Stati Uniti, il rendimento dei 5 anni (3,13%) è passato sotto a quello dei 10 (3,05%) e dei 30 anni (3,12%) poco dopo l'annuncio di venerdì sulle cifre dell'inflazione. Valute: I record di debolezza dello yen rispetto al dollaro continuano nonostante una piccola resistenza della valuta giapponese verso il fine settimana. È il prezzo di una differenza di strategia tra la Fed che si è impegnata in un ciclo di aumento dei tassi e una BOJ (Banca centrale giapponese) che ha scelto di non muoversi. Ma vi è stata una piccola incongruenza venerdì: le autorità politiche e monetarie nipponiche si sono commosse dinanzi all'ampiezza del calo, fatto più unico che raro. C'era dunque bisogno che 1 dollaro valesse 133,35 yen. Otto mesi fa, eravamo ancora a 110 yen per 1 dollaro. La coppia euro/dollaro rimane ancorata ai livelli più recenti tra 1,06 e 1,07 dollari per 1 euro. Criptomonete: Per il bitcoin è ormai da un mese che le settimane si susseguono una uguale all'altra. Il prezzo vegeta tra 28.000 e 32.000 dollari mantenendo investitori e trader della moneta digitale in un'insostenibile suspence rispetto alla direzione che prenderà la criptovaluta nelle prossime settimane. Nonostante la scorsa domenica il BTC abbia terminato una serie di 9 settimane di calo consecutivo, a medio termine potrebbe continuare a spaventare i suoi fan in un contesto macroeconomico sempre poco favorevole alle attività a rischio. Calendario: Settimana particolarmente carica per gli Stati Uniti con i prezzi alla produzione (martedì) e le vendite al dettaglio (mercoledì), seguite dalla decisione della banca centrale americana sui tassi e la politica monetaria (mercoledì sera). Anche la Banca d'Inghilterra entrerà in campo giovedì verso mezzogiorno. Le due banche centrali sono dinanzi a problematiche inflazionistiche molto importanti che rendono complessa la politica monetaria. |
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*La performance settimanale degli indici e delle azioni si riferisce al periodo che va dall'apertura dei mercati il lunedì alla preparazione di questa newsletter il venerdì. La performance settimanale di materie prime, metalli preziosi e valute si riferisce a un periodo di 7 giorni da un venerdì al successivo, fino alla preparazione di questa newsletter. Tali attività continuano la loro quotazione nei weekend. |