ROMA (MF-DJ)--La Guardia di Finanza non sta ancora indagando, «ma probabilmente il Corpo sarà interessato anche su questo caso». È la risposta delle Fiamme Gialle a proposito dello scandalo New Financial Technology (Nft), la società nata a Silea, in provincia di Treviso e ora con sede legale a Londra, che ha smesso di rimborsare i clienti e bloccato i prelievi. Si teme un buco fino a 100 milioni di euro ai danni di circa 6.000 clienti, in grande maggioranza veneti (si sa che il governatore Luca Zaia sta seguendo con attenzione la vicenda), ma anche del resto del Nord Italia e del Lazio.

La società prometteva un rendimento mensile del 10% sui bitcoin investiti (la soglia di ingresso era di 10.000 euro). Per i primi quattro anni il gioco ha funzionato: i rendimenti venivano pagati puntualmente. Anche perché erano importi relativamente piccoli. È infatti risultato che la stragrande maggioranza dei clienti di Nft preferiva non ricevere i soldi per lucrare sugli interessi degli interessi. Intorno alla società si è poi costituita una rete di cosiddetti «agenti» che in pratica facevano (abusivamente) il lavoro dei consulenti finanziari, consigliando gli amici a investire in questo mirabolante schema. Artefici di tutto questo sono i tre soci di Nft, i trevigiani Christian Visentin e Mauro Rizzato e l'avvocato romano Emanuele Giullini. Grazie al suo passato come sviluppatore in Microsoft, Visentin poteva apparire agli sprovveduti come un genio della tecnologia. Rendimenti così spropositati venivano spiegati con l'utilizzo di un algoritmo in grado di fare arbitraggio in modo particolarmente efficace (si lucra sulle differenze di prezzo del bitcoin fra le varie borse di criptovalute). Ma c'è chi sostiene che il wallet dove sono stati depositati i bitcoin di Nft abbia pochissimi movimenti in uscita. Se così fosse prenderebbe consistenza l'ipotesi che si tratti di uno schema Ponzi, ovvero che gli interessi fossero pagati con il denaro investito dai nuovi clienti. Quando il flusso di questi ultimi rallenta o si interrompe del tutto (di questi tempi è più difficile trovare qualcuno disposto a investire in bitcoin, visto che da inizio anno la criptovaluta ha perso il 49,9%) il castello di carte crolla.

Tra le poche certezze di questa vicenda c'è il fatto che nel frattempo Visentin non figura più all'anagrafe di San Fior, paese in provincia di Treviso, e si è iscritto all'Aire a Dubai. Anche di Rizzato si son perse le tracce, ma pure lui è un frequentatore dell'Emirato, come si vede dalla foto qui sopra, pubblicata da Il Mattino di Padova. Di Giullini si sa invece che negli ultimi tempi si è visto spesso dalle parti di Lugano cercando di accreditarsi nella locale comunità cripto. Ma Swiss Blockchain Consortium, il consorzio svizzero delle società che lavorano nel settore, ha subito capito che non era il caso di dargli corda.

La vicenda rivela la totale mancanza di educazione finanziaria delle vittime (ce ne sono di tutti i generi, dall'imprenditore alla pensionata che non sa usare il pc). In questo caso si orecchia alla televisione che il bitcoin (in passato) ha registrato performance eccezionali e, sulla base dei suggerimenti di parenti, amici o conoscenti, si investe in un asset di cui si ignora tutto.

MF-Milano Finanza ha ospitato più volte i moniti ai risparmiatori del presidente della Consob Paolo Savona sui pericoli delle truffe legate al mondo delle criptovalute. Un passo avanti è comunque stato fatto: dal 15 luglio è attivo il registro dell'Oam per gli operatori di valute virtuali in Italia. Registro al quale ovviamente non si è iscritta la Nft di Silea.

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1009:40 ago 2022


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