Si tratta dei primi casi di questo tipo ad essere ascoltati dalla Corte di Strasburgo, in Francia, e potrebbero comportare per i governi coinvolti l'ordine di ridurre le emissioni di anidride carbonica molto più rapidamente di quanto attualmente previsto.

Ecco cosa c'è da sapere.

QUALI SONO I TRE CASI?

Il primo caso che sarà discusso mercoledì prossimo riguarda l'impatto sulla salute delle ondate di calore indotte dal cambiamento climatico, in una causa intentata da migliaia di donne svizzere anziane contro il Governo svizzero, nell'ambito di una battaglia legale durata sei anni.

Sempre mercoledì, il tribunale ascolterà una causa intentata da Damien Carême, membro del Parlamento europeo per il partito francese dei Verdi, che contesta il rifiuto della Francia di adottare misure climatiche più ambiziose.

Il terzo caso, che sarà discusso dopo l'estate, riguarda sei giovani portoghesi che stanno sfidando 33 Paesi, tra cui tutti i 27 Stati membri dell'Unione Europea, la Gran Bretagna, la Norvegia, la Russia, la Svizzera, la Turchia e l'Ucraina.

Anch'essi sostengono che questi Paesi hanno violato i loro diritti e dovrebbero ricevere l'ordine di intraprendere azioni più ambiziose per affrontare il cambiamento climatico. Altre sei cause sul clima sono in corso.

QUALI DIRITTI POSSONO ESSERE STATI VIOLATI?

I casi saranno la prima volta che la Corte valuterà se le politiche sul cambiamento climatico, se troppo deboli, possono violare i diritti umani delle persone sanciti dalla Convenzione europea.

Le donne svizzere sostengono che, non avendo tagliato le emissioni in linea con un percorso che limiti il riscaldamento globale a 1,5°C, Berna ha violato, tra gli altri, il loro diritto alla vita.

La causa cita il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite - che ha riscontrato con altissima affidabilità che le donne e gli anziani sono tra i soggetti più a rischio di mortalità legata alle temperature durante le ondate di calore - e utilizza le cartelle cliniche delle richiedenti per dimostrare la loro vulnerabilità.

La domanda di Carême, presentata nel 2019 quando era sindaco del comune di Grande-Synthe, nel nord della Francia, valuterà se un'azione governativa insufficiente possa costituire una violazione del diritto alla vita, esponendo le case delle persone al rischio climatico.

Nel suo caso, il Consiglio di Stato francese ha già ordinato a Parigi di adottare misure aggiuntive per ridurre le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030.

Carême chiederà ora alla Corte di Strasburgo di valutare se l'incapacità del Governo di fare di più per affrontare il cambiamento climatico abbia violato il suo diritto alla vita privata e familiare.

I giovani portoghesi - di età compresa tra i preadolescenti e i 20 anni - sostengono anche che i 33 Paesi non sono riusciti a trovare un accordo per ridurre le emissioni abbastanza velocemente da limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi. Sostengono che il loro diritto alla vita è minacciato da impatti alimentati dal cambiamento climatico, come gli incendi, e che l'incapacità di affrontare il cambiamento climatico discrimina i giovani, che saranno i più colpiti.

Uno dei giovani non ha potuto frequentare la scuola per giorni a causa della quantità di fumo nell'aria dovuta agli incendi, mentre il giardino di un altro gruppo è stato ricoperto di cenere.

QUAL È LA POSTA IN GIOCO PER I GOVERNI?

L'esito dei casi presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo potrebbe avere effetti a catena più ampi, sostenendo o minando le prospettive di vittoria di casi simili in futuro - sia nei tribunali nazionali, sia presso la Corte di Strasburgo.

Una vittoria potrebbe anche incoraggiare altri attivisti e cittadini a intentare cause simili contro i Governi - oppure, allo stesso modo, una sconfitta per i ricorrenti potrebbe avere un effetto di raffreddamento su potenziali richieste simili.

Circa otto Paesi sono entrati nel procedimento svizzero come terze parti, a dimostrazione dell'importanza che i casi rivestono per loro.

Anche i 33 governi del caso portoghese hanno cercato, senza successo, di impedire al tribunale di accelerare il loro caso.

Alcuni dei Paesi coinvolti sostengono che i casi sono inammissibili, affermando che non è compito di Strasburgo essere la 'corte suprema' in materia ambientale o applicare i trattati sul clima, secondo le parole della Svizzera.

COSA POTREBBE DECIDERE LA CORTE?

Il fatto che i tre casi siano stati deferiti direttamente alla massima istanza della Corte - la 'Grande Camera' - è considerato significativo, poiché solo i casi che sollevano questioni serie sull'interpretazione della Convenzione vengono inviati lì.

Ci sono già stati alcuni casi in cui i tribunali nazionali hanno sostenuto i diritti dei cittadini in relazione al cambiamento climatico, in particolare il caso "Urgenda" del 2019 nei Paesi Bassi. In quel caso, l'Alta Corte olandese ha ordinato al Governo di accelerare i piani di riduzione delle emissioni di gas serra, affermando che non aveva fatto abbastanza per proteggere i suoi cittadini dagli effetti pericolosi del cambiamento climatico.

La Corte europea dei diritti dell'uomo in genere tratta i casi entro tre anni, anche se potrebbe essere più veloce, dato che almeno il caso svizzero ha lo status di priorità.

Il caso svizzero chiede che la Corte prescriva dei tagli profondi alle emissioni entro tre anni, in modo da garantire che i livelli siano "negativi netti" rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030.

Un gruppo di 17 giudici deciderà sui casi e i risultati non potranno essere appellati.