ROMA (MF-DJ)--Migliorano i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale e sulle proprie condizioni operative nel quarto trimestre del 2022 e sulla domanda, ma continuano le difficoltá connesse con l'incertezza economica e politica e con gli elevati prezzi dell'energia. E' quanto emerge dall'indagine condotta dalla Banca d'Italia tra il 22 novembre e il 14 dicembre 2022 presso le imprese italiane dell'industria e dei servizi con almeno 50 addetti nella quale si sottolinea che le attese sull'inflazione sono cresciute in misura marcata, raggiungendo in tutti i comparti i livelli massimi dal 1999, inizio della rilevazione.

Nell'ultimo scorcio del 2022, la quota di imprese che considera la situazione economica generale peggiore rispetto al trimestre precedente è diminuita al 47% (da 77,9), largamente in favore dei giudizi di stazionarietà; il saldo tra risposte di miglioramento e peggioramento è risalito a -40,7 punti percentuali. Ciò nonostante, permangono prospettive di una congiuntura debole: la grande maggioranza delle imprese (86,1%) assegna una probabilitá nulla o inferiore al 25 per cento alla possibilitá che il quadro economico generale si evolva positivamente nel primo trimestre del 2023.

I principali ostacoli alle prospettive di crescita continuano a essere l'incertezza imputabile a fattori economici e politici e gli elevati prezzi dei beni energetici. Il saldo delle attese sulle proprie condizioni operative a tre anni è aumentato considerevolmente dai livelli storicamente bassi della precedente rilevazione (a 37,4 punti percentuali da 11,7).

Nel 4* trimestre persistono, anche se in lieve attenuazione, le difficoltá delle imprese connesse ai rincari energetici. Per il 41,6% delle imprese, i rincari energetici hanno arrecato difficoltá analoghe o superiori rispetto al terzo trimestre (da 54,9 nella precedente rilevazione). I problemi rimangono piú rilevanti per le aziende edili (60) e dell'industria in senso stretto (44,9) rispetto a quelle dei servizi (36,4).

Per effetto degli elevati costi energetici, quasi due imprese su tre intendono alzare i prezzi di vendita nei prossimi tre mesi. L'aumento sará di intensitá marcata secondo, rispettivamente, il 10,2, il 10,8 e l'8,6% delle imprese nei tre comparti (da 20,5, 26,5 e 14,9 nella rilevazione precedente).

Il tasso atteso di inflazione si attesta, in media, a 8,9% tra sei mesi (da 7,5 nella precedente rilevazione), a 8,1 tra 12 mesi (da 6,9), a 6,7 tra 2 anni (da 5,7) e a 5,7 su un orizzonte compreso tra i 3 e i 5 anni (da 4,9). Sulla dinamica delle aspettative ha inciso il concomitante forte incremento dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo nei mesi finali dello scorso anno.

Rispetto a un anno prima, i listini sono stati rivisti al rialzo dell'8,4% in media nell'industria in senso stretto (da 9,3 nella precedente rilevazione), del 3,6 nei servizi (da 3) e del 6,3 nelle costruzioni (da 6,8). Nelle attese delle imprese la crescita dei prezzi di vendita si attenuerebbe nei prossimi 12 mesi nell'industria (al 4,1% da 6,1) e nelle costruzioni (al 5,3 da 6,5), mentre si accentuerebbe nei servizi (al 3,9 da 3,7). A questi ulteriori aumenti contribuirebbero principalmente i rialzi dei prezzi delle materie prime e l'andamento delle aspettative di inflazione, seguiti dal maggior costo degli input intermedi e del lavoro.

Restano positive le prospettive occupazionali delle imprese: la quota di industrie in senso stretto e dei servizi che prevedono di espandere il numero di addetti nel primo trimestre dell'anno è risultata superiore di 11 punti percentuali a quella di chi ne prefigura una riduzione, in miglioramento rispetto alla rilevazione precedente.

Le condizioni per investire rimangono nel complesso sfavorevoli, ma la crescita degli investimenti dovrebbe proseguire anche nel 2023. Il saldo tra giudizi di miglioramento e peggioramento delle condizioni per investire nel quarto trimestre è rimasto ampiamente negativo, ma si è dimezzato rispetto alla precedente rilevazione (a -30,2 punti percentuali). Le condizioni di accesso al credito sono ritenute stabili da circa i tre quarti delle imprese, a fronte di un peggioramento per il 21% (come nel trimestre precedente), mentre la posizione complessiva di liquidità è valutata sufficiente o piú che sufficiente da oltre il 90% del campione. Il saldo fra previsioni di aumento e diminuzione della spesa per beni capitali è rimasto positivo in tutti i settori segnalando una prosecuzione dell'accumulazione (13,8 punti percentuali, come nella scorsa rilevazione riferita al 2022).

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1615:00 gen 2023


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January 16, 2023 09:01 ET (14:01 GMT)