ROMA (MF-NW)--Prende forma il piano di dismissioni milionarie degli eredi di Leonardo Del Vecchio per pagare i crediti lasciati dal patron di EssilorLuxottica. Un piano che passa anche dal tribunale di Milano, visto che i sei figli, dopo l'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario da parte dei più giovani Luca e Clemente e della terzogenita Paola, litigano su tutto.

Fra legati come le case a Roma e in Costa Azzurra alla vedova Nicoletta Zampillo (che per questo non è tecnicamente erede) o i 2 milioni di azioni Essilux lasciati al delfino Francesco Milleri, tra tasse di successione e altre spese milionarie dovute all'alto tenore di vita dell'imprenditore, sono in ballo debiti per centinaia di milioni.

Per sistemare queste partite debitorie, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, fra luglio e settembre di quest'anno gli eredi hanno messo in vendita una serie di beni compresi nell'inventario chiuso a marzo.

Non ci sono soltanto l'esclusivo superyacht da 62 metri Moneikos, per il quale - come rivelato da Milano Finanza del 15 settembre - la famiglia chiede quasi 28 milioni di euro o il jet aziendale Gulfstream G650 (70 milioni il valore da listino), di cui ha parlato il Corriere della Sera, e che fa capo indirettamente alla holding di famiglia Delfin. La liquidazione degli asset comprendeva un pacchetto di 60 mila titoli di EssilorLuxottica dal valore attuale di oltre 10 milioni di euro. Le azioni messe in vendita sono corpose: valgono quasi tre volte il legato a favore di Romolo Bardin, l'altro manager di fiducia che di Delfin è amministratore delegato. Ci sono poi i beni tipici che può acquistare un miliardario: il motoscafo di lusso Oliver (la seconda grande imbarcazione di Del Vecchio, ormeggiata come il Moneikos all'esclusivo Bwa Yachting di Monaco) e auto di lusso come la Rolls Royce Phantom e la Lamborghini Urus.

Nel frattempo Delfin si prepara con la propria lista di candidati a concorrere per la maggioranza dei voti all'assemblea di Mediobanca del 28 ottobre sfidando la lista del cda uscente che ricandida il ceo Alberto Nagel e il presidente Renato Pagliaro. Tutto si gioca su quorum assembleare e preferenze. Dopo l'ingresso di Poste Italiane nel capitale di Piazzetta Cuccia con una quota superiore all'1%, sembra che alcuni soci del patto di consultazione della merchant bank (ma non solo) vogliano vedere chiaro nei movimenti nell'azionariato. Eventualmente anche richiamando l'attenzione di autorità di regolamentazione e di vigilanza. Il colosso guidato da Matteo Del Fante ha chiarito che la quota rientra nella normale attività di Poste Vita, che detiene oltre 150 miliardi di investimenti, fra cui titoli bancari inclusa Mediobanca. E ha sottolineato che non eserciterà il diritto di voto in assemblea il 28 ottobre. La mossa impatterà comunque nelle votazioni, con l'abbassamento del quorum. Lo scorso febbraio Poste ha siglato un patto parasociale con il gruppo Caltagirone relativamente alle rispettive quote in Anima. E ad aprile 2022 il nome di Del Fante era circolato tra quelli che sarebbero stati graditi a Delfin e Caltagirone come possibile ceo di Generali.

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0508:35 ott 2023


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October 08, 2023 06:38 ET (10:38 GMT)