ROMA (MF-DJ)--Utili record per le maggiori banche italiane nel 2022 grazie al rialzo dei tassi deciso dalla Bce per contrastare l'inflazione. Secondo i dati elaborati da Value Partners, i cinque maggiori istituti (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper) hanno ottenuto profitti aggregati per 12,76 miliardi, con un aumento del 66% rispetto ai 7,68 miliardi del 2021. Non era mai stato registrato un valore così alto negli ultimi dieci anni, da quando cioè Value Partners conduce l'indagine.

L'evoluzione dei conti 2022. La ragione dell'incremento dei profitti nel 2022, scrive MF-Milano Finanza, è semplice: dei circa 5,1 miliardi in più guadagnati nel 2022, ben 4,2 miliardi sono legati all'aumento del margine di interesse, che ha avuto un'accelerazione in particolare nel quarto trimestre (+2,8 miliardi). In media la voce per le cinque banche è aumentata del 19%. È stata la conseguenza della politica monetaria restrittiva della Bce che ha fatto salire lo spread tra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta presso famiglie e imprese: il divario a dicembre è stato di 260 punti base in Italia (dai circa 170 di fine 2021), secondo i dati Abi.

«Gli ottimi risultati conseguiti consentono agli istituti italiani di affrontare le sfide del 2023 legate all'alto livello d'inflazione, alla situazione geopolitica e ai crescenti rischi cibernetici, anche in linea con quanto indicato dalla Vigilanza Bce», osserva Marco De Bellis, partner di Value Partners. «Per gli istituti è necessario continuare a migliorare i meccanismi di governance e i sistemi di controllo dei rischi». Utili e dividendi. In termini assoluti gli utili più alti sono stati quelli di Unicredit (6,46 miliardi, grazie anche ad alcune poste non legate alla gestione caratteristica), seguita da Intesa (4,35 miliardi, +4%), Bper (1,45 miliardi, +176%), Banco Bpm (703 milioni, +23%). Mps ha invece registrato una perdita annua di 205 milioni. «Le banche in esame hanno ottenuto risultati storici con un utile aggregato record», sottolinea Marco Abbondi, senior manager di Value Partners.

«Le brillanti performance sosterranno la politica di distribuzione e buyback di azioni proprie prevista nei piani industriali. In particolare, sui risultati 2022 il payout ratio si attesterà al 70% per Intesa Sanpaolo, al 35% per Unicredit, al 48% per Banco Bpm e al 12% per Bper, per una distribuzione in contanti complessiva di 5,5 miliardi».

Costi e ricavi. La forte crescita del margine di interesse è stata di gran lunga superiore alla flessione del 2% delle commissioni, influenzate dalla volatilità dei listini, osserva Abbondi. È proseguito il calo dei costi (-1% quelli del personale e -2,6% quelli amministrativi) grazie alle misure per compensare l'impatto dell'inflazione.

Anche per effetto della crescita dei ricavi, il rapporto cost-income medio è sceso lievemente al 51,8%. Per De Bellis però «l'efficientamento dei costi sarà ora messo alla prova dal prossimo rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. I sindacati di categoria hanno chiesto aumenti significativi alla luce dei risultati raggiunti e per sostenere i lavoratori contro l'inflazione e il caro energia». Npl. Dal punto di vista dei crediti deteriorati lordi, c'è stata una significativa riduzione delle sofferenze (-41% nel 2022) con una diminuzione della quota dei deteriorati sui crediti totali dal 3,8 al 2,8%. «Questi risultati sono stati confermati anche dallo Srep 2022, secondo cui il volume delle esposizioni deteriorate detenute dalle banche significative è diminuito al livello più basso dall'avvio della pubblicazione dei dati di vigilanza nel 2015», osserva Value Partners. Secondo l'ultimo outlook Abi-Cerved, le banche italiane si attendono tuttavia un aumento dei crediti deteriorati a causa dell'incertezza economica, della crisi energetica e della pressione per la normalizzazione dei tassi, a fronte della fine delle misure pubbliche di sostegno. L'anno scorso i tassi di copertura dei crediti deteriorati sono scesi nel 2022 dal 53 al 49,4%, nonostante le rettifiche sui crediti siano aumentate del 5%.

Patrimonio e Srep. Gli istituti hanno diminuito in media gli impieghi dell'1,4%, con una flessione del 4% per Intesa Sanpaolo e Mps.

Nell'intero settore italiano c'è stata una significativa contrazione del credito alle imprese a dicembre secondo i dati della Banca d'Italia (si veda MF-Milano Finanza del 10 febbraio). A livello patrimoniale le cinque banche hanno mantenuto «un ottimo livello di solidità, con livelli di capitale superiori a quanto previsto dai requisiti normativi, come risultato anche dallo Srep», rileva Value Partners. Il capitale Cet1 fully phased medio è sceso dal 14,7 al 14,5%, ma la flessione è stata contenuta grazie a una riduzione degli attivi ponderati per il rischio di 45 miliardi (-6%), di cui 29 miliardi di Intesa Sanpaolo nel quarto trimestre. Per quanto riguarda i risultati Srep, la Bce ha chiesto un requisito di capitale aggiuntivo dell'1,72% a Intesa Sanpaolo, del 2% a Unicredit, del 2,57% a Banco Bpm, del 2,61% a Bper e del 2,75% a Mps. La Vigilanza alza le richieste Srep in proporzione ai rischi individuati nelle singole banche. Francoforte ha dato il via libera ai dividendi e ai buyback degli istituti, giudicati in linea con il capitale prospettico. In media le banche europee distribuiranno il 51% dei profitti lordi del 2022.

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MF-DJ NEWS

1309:12 feb 2023


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February 13, 2023 03:12 ET (08:12 GMT)