MILANO (MF-DJ)--Lo scenario resta favorevole all'attività manifatturiera nel biennio 2022-23.

E' quanto emerge dal Rapporto Analisi dei Settori Industriali presentato da Intesa Sanpaolo insieme a Prometeia.

Per il prossimo biennio 2022-23 l'attività manifatturiera proseguirà lungo un sentiero di rapido sviluppo, crescendo a un tasso medio annuo del 4,2% a prezzi costanti. Si tratta di un tasso strutturalmente più elevato rispetto alla media storica, grazie a prospettive di domanda particolarmente favorevoli, sia sul mercato interno sia su quelli internazionali.

Sul fronte interno, gli investimenti continueranno a rappresentare il principale volano di crescita lungo l'intero orizzonte di previsione. Decisiva, in tal senso, sarà la progressiva attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sui temi green, digital e di potenziamento infrastrutturale, grazie alla spinta dei fondi europei. Questi ultimi sosterranno anche un'uscita accelerata dei partner europei dalla crisi Covid che, unita a 4 prospettive di riassesto del quadro internazionale, aprirà spazi di crescita per le esportazioni italiane.

Nonostante un'import penetration che si manterrà elevata, il saldo commerciale manifatturiero potrà sfiorare i 120 miliardi di euro nel 2023 (+15,9% rispetto al 2019).

In questo contesto favorevole, anche se non esente da rischi, il fatturato deflazionato raggiungerà, nel 2023, un livello del 9,4% superiore al pre-Covid. Ancor più brillante la performance del fatturato a prezzi correnti, che potrà superare la soglia record dei 1.135 miliardi di euro alla fine del 2023, oltre 196 miliardi in più rispetto al 2019 (+20,9%).

La trasformazione verso un'economia più sostenibile e digitalizzata porterà maggiori opportunità per Meccanica, Elettrotecnica e Autoveicoli e moto, che sperimenteranno i tassi di crescita più dinamici nel biennio 2022-23.

I costi operativi comunque eserciteranno pressioni su margini e redditività in alcuni settori. Dai bilanci 2020 arrivano conferme di un impatto calmierato della crisi sui risultati finanziari delle imprese e quindi, implicitamente, dell'efficacia delle misure a sostegno della liquidità, del costo del lavoro e della patrimonializzazione. I margini sono rimasti pressoché stabili sui livelli del 2019 (9% il Mol 2020, in calo di un decimo di punto nella media del manifatturiero), nonostante il forte ripiegamento dei livelli produttivi.

I segnali al ribasso si sono concentrati sui settori più penalizzati dalle cadute di domanda e dai fermi produttivi, come Autoveicoli e moto, Sistema moda e in misura più contenuta Elettrotecnica e Meccanica, soprattutto nelle grandi imprese.

L'analisi mette in luce un miglioramento della patrimonializzazione 2020 delle imprese, diffuso fra settori e classi dimensionali, per effetto delle rivalutazioni degli asset rese possibili dalla nuova normativa, con ricadute positive sul leverage. In calo la redditività, a causa del maggior peso degli ammortamenti e della minore rotazione del capitale (5,8% il Roi e 5,4% il Roe del manifatturiero); si tratta comunque di un calo inferiore a quello registrato durante la crisi 2009. Il sistema produttivo appare nel complesso solido, e con abbondanti risorse liquide a disposizione per affrontare la fase di trasformazione in atto.

Dopo un 2021 in cui le pressioni da costo impediranno al manifatturiero un miglioramento dei margini unitari, a partire dal prossimo anno si assisterà a una risalita della marginalità, nella maggior parte dei settori. I produttori di beni intermedi, in particolare quelli afferenti alla filiera dei metalli, vedranno invece ridursi gli spazi di manovra sul mark-up a partire dal 2022, a fronte di un 2021 più favorevole sul fronte della marginalità, in cui sarà possibile traslare lungo le filiere i rincari di costo sostenuti. Gli indicatori di redditività del manifatturiero, sebbene in recupero, si manterranno inferiori al pre-Covid lungo l'intero orizzonte di previsione al 2023.

fus

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October 27, 2021 05:59 ET (09:59 GMT)