MILANO (MF-DJ)--L'integrazione di Ubi Banca in Intesa Sanpaolo procede

speditamente, come ha ricordato il ceo Carlo Messina durante la

presentazione dei risultati di bilancio. Non solo è stata definita la

dismissione della rete sportelli a Bper, ma le sinergie stimate si sono

rivelate più alte del previsto.

Smarcati insomma gli aspetti più impegnativi, nelle prossime settimane

l'attenzione dovrebbe spostarsi sull'armonizzazione della strategia

industriale. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sulla scrivania

del ceo Gaetano Micciché arriverà il dossier del merchant acquiring, cioè

il business legato ai contratti con gli esercenti per i pagamenti

digitali. Anche se le riflessioni sono ancora alle battute iniziali,

l'idea di fondo sarebbe quella di procedere in continuità con la strategia

di Intesa Sanpaolo, come sta già avvenendo negli altri ambiti

dell'integrazione. Ecco perché tra le opzioni sul tavolo c'è quella di

cedere il ramo d'azienda a Nexi.Proprio alla fine del 2019 Intesa aveva

raggiunto con il gruppo guidato da Paolo Bertoluzzo un accordo strategico

riguardante i sistemi di pagamento.

Il progetto prevedeva in particolare il trasferimento del ramo d'azienda

per l'attività di acquiring e l'ingresso di Ca' de Sass nel capitale di

Nexi con una quota del 9,9%. Una strategia elaborata soprattutto a fronte

delle crescenti esigenze di investimento e delle economie di scala

necessarie per operare nel settore. La stessa strategia potrebbe essere

ora replicata, seppure su scala più ridotta, con Ubi. Anche perché

Bertoluzzo ha sempre ribadito che Nexi sarà ben posizionata per cogliere

possibilità di crescita a livello organico e non, con possibilità di

ulteriori acquisizioni d'attività di pagamento delle banche o merchant

book di terzi. L'effetto sui conti del gruppo milanese di pagamenti?

Secondo una simulazione fatta qualche tempo fa da Equita, il book di Ubi

potrebbe portare a Nexi 23 milioni di ebitda incrementale.A oltre un anno

dalla presentazione dell'opas, l'integrazione di Ubi in Intesa procede

insomma secondo la tabella di marcia prevista. In autunno ci sono stati la

nomina del nuovo cda e l'accordo sull'occupazione che prevede 5.000 uscite

a fronte di 2.500 assunzioni. A fine anno poi l'attivo del gruppo lombardo

è stato ripulito con una cessione di crediti deteriorati per 800 milioni

lordi; nel dettaglio, sono stati emessi titoli senior investment grade per

290 milioni, su cui verrà chiesto il rilascio della garanzia dello Stato

italiano (Gacs), titoli mezzanine per 35 milioni e titoli junior per circa

10 milioni. Grazie a questa operazione, l'incidenza dei crediti

deteriorati lordi sul totale di crediti lordi di Ubi scenderà così dal 7,3

al 6,4% pro-forma sui dati a settembre 2020.

fch

(END) Dow Jones Newswires

March 03, 2021 02:48 ET (07:48 GMT)