D. Le agenzie di rating stanno valutando un rialzo per Tim.

R. 'Le decisioni di S&P, Moody's e Fitch rappresentano un ulteriore segnale importante sulla bontà della strada che abbiamo intrapreso. Siamo fiduciosi infatti che, nel medio termine, continueremo a migliorare il nostro profilo di credito: dopo la vendita della rete fissa, che porterà a una riduzione del debito di almeno 14 miliardi di euro, contiamo di migliorare ulteriormente la nostra esposizione grazie alla crescita che ci attendiamo per la generazione di cassa, destinata a raddoppiare in quattro anni'.

D. Il metro di paragone è il Brasile, dove la società continua a registrare numeri in crescita?

R. 'I risultati che celebriamo di Tim Brasil derivano dall'acquisizione di Oi. Un'operazione che abbiamo approvato con grande fatica perché le condizioni finanziarie in cui si trovava la società mettevano in dubbio la sostenibilità del deal. Nel 2015 il Brasile era un'azienda che bruciava cassa, mentre dal primo trimestre del 2017 ha avuto un solo trimestre in cui l'ebitda non è migliorato. Qualche giorno fa abbiamo potuto alzare il dividendo previsto per il triennio 2023-2025. Ma la crescita del Brasile è passata da una ristrutturazione del mercato. In Italia, ovviamente, non dovremmo partire da zero, ma dalle basi che abbiamo costruito in questi due anni come testimoniano i risultati in crescita'.

D. Il tema del consolidamento potrà sbarcare anche in Europa quindi?

R.' Di nuovo prendo ad esempio il Brasile. Gli operatori mobili sono passati da cinque a tre, consentendo di recuperare redditività e di conseguenza investire nella rete 5G. In due anni il Brasile ha costruito l'infrastruttura 5G più performante del mondo. In Italia, così come in Europa, ci sono grosse difficoltà ad allocare capex per costruire una rete di alto livello. Per noi compagnie tlc sarebbe facile non investire in questa tecnologia, ma andrebbe a discapito dell'infrastruttura digitale dell'Italia e dell'Europa. Il riequilibrio del mercato è necessario ed è richiesto da tutti gli operatori europei'.

D. In Italia Tim ha oltre 39 mila dipendenti. Come verranno gestiti durante questa operazione? Ci potrebbero essere degli esuberi?

R. 'La nostra azienda usa la leva del prepensionamento da 10 anni. Molti colleghi si sono sacrificati con lo strumento della solidarietà. Tutti gli strumenti giuslavoristici esistenti in Italia per garantire il più possibile la stabilità occupazionale saranno ancora utilizzabili. Sul tema lavoro devono essere ben distinte quelle che saranno le due nuove realtà: Netco e ServiceCo. Sulla rete ci sono quasi 20 mila colleghi, con un'età media di 53/54 anni. L'obiettivo è di concludere la rete Ftth entro il 2030, a cui poi andranno aggiunti altri tre o quattro anni per la migrazione dei clienti. Nel 2034 una parte dei colleghi avranno l'età giusta per andare in pensione senza problemi. Inoltre, Open Fiber ha dichiarato di aver bisogno di assumere 5 mila persone: questo vuol dire che per le attività di rete c'è bisogno di personale'.

D. E sulla ServiceCo invece?

R. 'Si tratta di una realtà in cui ci sono due diverse aziende, Tim Enterprise e Tim Consumer. La prima fattura 3 miliardi di euro, dimensione che nel settore non ha paragoni in Italia, e occupa 5.300 persone. Rimangono 11 mila persone sul segmento consumer. Qualcuno ritiene che siano troppe rispetto ai nostri competitor. Noi abbiamo il 42% di quota di mercato sul fisso, mentre i concorrenti oscillano tra il 10 e il 15%. Sul mobile invece le quote di mercato non sono molto diverse. Dobbiamo però considerare anche tra le 3.500 e le 4 mila persone occupate da Tim sono colleghi di call center, attività che storicamente è interna, mentre non è così per gli altri operatori di settore. Ovviamente tutto può essere più efficiente, ma dobbiamo fare attenzione alle comparazioni'.

D. Il suo mandato scadrà la prossima primavera. Vorrebbe rimanere per portare al closing l'operazione?

R. 'Avendo avviato un progetto così importante sento la responsabilità di portarlo a termine. La mia disponibilità per rimanere c'è, ma non dipende da me. Se gli azionisti vorranno affidarmi un nuovo mandato io sono a disposizione di Tim, per accompagnare l'azienda in una nuova e promettente fase della sua storia'.

D. Alle sue spalle ha le magliette di due grandi campioni, Matteo Berrettini e Marcell Jacobs. Fare l'ad di Telecom richiede essere una persona da cento metri o da cinque set?

R. 'Più da cinque set. Anzi, forse serve essere più Gandhi. Ci vuole tanta pazienza'.

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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

1308:16 nov 2023


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November 13, 2023 02:17 ET (07:17 GMT)