ROMA (MF-DJ)--Le interlocuzioni di Asstel con il governo per dare maggiore flessibilità nel pagamento della maxirata da 4,8 miliardi per le frequenze 5G acquisite anni fa all'asta e che a settembre cadrà fra capo e collo di alcuni operatori - Tim, Vodafone, Iliad e Wind Tre - "sono in corso". Lo ha detto al Sole 24 ore il presidente di Asstel, Massimo Sarmi, ricordando che, "fra il 2010 e il 2020, il settore ha perso oltre 13 miliardi di ricavi. Negli stessi 10 anni l'investimento di oltre 70 miliardi per costruire un'infrastruttura ultrabroadband, con valori in crescita negli ultimi anni, è risultato superiore a quello delle altre utility".

Insomma una situazione particolarmente difficile. "Siamo indubbiamente in presenza di un mercato iper competitivo, alla base del calo strutturale dei margini e dei ricavi, che porta le imprese ad agire su costi e investimenti, con ricadute anche su Ricerca & Sviluppo", ha messo in evidenza Sarmi aggiungendo che per uscire da questa spirale "chiediamo al governo una convinta consapevolezza sul ruolo strategico della filiera Tlc quale abilitatore di servizi innovativi e della digitalizzazione del Paese. La strada giusta è quella tracciata dal Pnrr che oggi dà concretezza ad obiettivi, come la realizzazione delle Reti Vhcn, previsti in ambito europeo da anni e che non hanno potuto trovare piena realizzazione a causa della scarsità delle risorse". C'è poi un altro aspetto: "il nostro appello va anche alle Autorità di settore, che fino ad oggi hanno privilegiato con efficacia l'obiettivo condiviso di garantire i consumatori. Chiediamo di tenere in maggior conto le esigenze delle dinamiche di funzionamento delle imprese e del mercato, anche rispetto alle tempistiche previste per ottemperare alle loro decisioni. È di fondamentale importanza tenere conto che le nuove tecnologie richiedono cicli di investimento sempre più ravvicinati".

Secondo il presidente di Asstel, "è necessario indirizzare l'azione del governo affinché si apra una profonda riflessione sulla filiera tlc e sulle sue persone, che con le loro competenze rappresentano un settore di oltre 200mila addetti. L'apertura di un tavolo istituzionale di settore è il luogo adatto per affrontare i problemi di oggi che ostacolano lo sviluppo. Penso ad esempio all'armonizzazione dei limiti elettromagnetici agli standard europei, o ancora alle semplificazioni, alla rimodulazione degli oneri per i diritti d'uso delle frequenze del 5G e alla formazione delle persone".

In questo periodo si parla tanto di consolidamento in Italia, ma poi c'è tutto il tema dei rimedi. Sarmi ha sottolineato che i "rimedi servono se si rileva, anche prospetticamente, un problema di scarsa concorrenza: il mercato italiano soffre semmai della situazione opposta. La considerazione si estende anche all'intero mercato europeo, che mostra una numerosità di operatori ed una bassa dinamica di creazione del valore, che lo allontanano dagli altri mercati di aree geopolitiche paragonabili per estensione e popolazione. In questa fase, nel mercato europeo emergono spinte al consolidamento con varie forme, riconosciute dallo stesso Codice delle comunicazioni elettroniche europeo. Condivisione delle infrastrutture, coinvestimento, acquisizioni tra operatori sono varie possibili risposte alla medesima esigenza di trovare un equilibrio nel lungo periodo".

Alla domanda se ritiene che le telco debbano fare autocritica perché la guerra dei prezzi l'hanno condotta loro, "gli operatori hanno certamente svolto un ruolo nella determinazione degli attuali assetti di mercato, ma è altrettanto vero che l'azione dei regolatori europei si è rivolta principalmente a garantire lo sviluppo della concorrenza a tutela dei consumatori, specialmente nella fase storica del processo di apertura dei mercati. Oggi gli obiettivi del regolatore comunitario, per varietà, qualità e convenienza dei servizi offerti, possono dirsi raggiunti. Sembrano, quindi, maturi i tempi per dare avvio una nuova fase che favorisca gli investimenti e l'arricchimento delle competenze necessarie alla digitalizzazione. E non è un problema solo italiano. Le big telco europee faticano a creare marginalità da destinare agli marginalità da destinare agli investimenti, sebbene con gradazione diversa nei vari Paesi", ha concluso.


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March 02, 2022 02:24 ET (07:24 GMT)