NEW YORK (awp/ats/ans) - Elon Musk annuncia: i voti a favore del suo maxi-compenso da 56 miliardi di dollari sono avanti di un "ampio margine", così come quelli per traslocare Tesla in Texas. Le statistiche offerte dal miliardario su X spingono i titoli del colosso delle auto elettriche a Wall Street, dove arrivano a guadagnare più del 7%.

Per ora, però, non c'è alcuna comunicazione ufficiale e ancora non è chiaro quando i risultati del voto - considerato un referendum su Musk - saranno resi noti. L'ottimismo del patron di Tesla lascia però sperare i suoi molti sostenitori, convinti che il miliardario-visionario meriti quanto gli era stato promesso nel 2018 a fronte di obiettivi ambiziosi, per molti irraggiungibili. Musk ha battuto le cassandre e centrato prima delle attese i target fissati, e per questo va ricompensato.

Nel 2018 il compenso del miliardario valeva "solo" 2,3 miliardi di dollari, ma negli anni è balzato con l'aumento del valore di Tesla e la varie tranche di opzioni giunte a maturazione. Nello strutturare il compenso di Musk, Tesla lo aveva legato interamente alla performance della società e al raggiungimento di una capitalizzazione di 650 miliardi di dollari in 10 anni.

Al miliardario erano state assicurate stock option da conferire in 12 tranche, ognuna delle quali sarebbe scattata al raggiungimento di due obiettivi intermedi in termini di valore di mercato e ricavi o profitti. Per ogni tranche era stato previsto che Musk avrebbe ricevuto azioni pari all'1% di quelle della società al 21 gennaio 2018. La prima tranche è scattata quando Tesla ha raggiunto i 100 miliardi di dollari di capitalizzazione e 1,5 miliardi di Ebitda, il margine operativo lordo. Da allora Tesla è divenuta una delle società di maggior valore al mondo.

Il fondo sovrano norvegese così come il potente fondo pensione della California Calpers si sono detti contrari al maxi-compenso di Musk: a loro avviso è senza senso. Altri investitori istituzionali quali Ark Fund invece si sono schierati a favore, nella convinzione che Musk non è un amministratore delegato ordinario e va ricompensato. Inoltre - è la teoria di fondo dei favorevoli - il compenso è stato fissato da un contratto e i contratti vanno onorati.

L'intromissione della giustizia, con il giudice del Delaware che lo ha bocciato, è uno schiaffo al capitalismo, aggiungono invitando i contrari a leggere bene il contratto che hanno firmato nel 2018 e a fare i conti dei loro guadagni con gli investimenti in Tesla.

L'ultima parola sull'assegno da 56 miliardi di dollari a Musk non è comunque quella degli azionisti. L'esito del voto sarà infatti sottoposto al giudice che lo ha già bocciato e che è chiamato a certificare il risultato in un senso o nell'altro.