MILANO (MF-DJ)--Proseguono i lavori di Amco e Mediocredito Centrale sul dossier B.Mps. "Stiamo lavorando e siamo contenti, anche se forse questa espressione suona strana, di poter svolgere un ruolo nella soluzione di una situazione che se risolta consentirebbe al settore bancario di consolidarsi e arrivare a livelli di efficienza e produttivitá superiori", ha affermato Marina Natale, amministratore delegato di Amco, intervenendo all'Npl Meeting 2021 in corso a Cernobbio.

"Ci piace l'idea di essere un attore di questo percorso di de-risking", ha aggiunto Natale. Un de-risking che favorisce tutto il consolidamento bancario", ha osservato la top manager. E lo scenario potrebbe registrare anche "altre sfide".

Bernardo Mattarella, a.d. di Mediocredito Centrale, ha confermato che Mcc "si trova ancora in data room per" valutare "una porzione di sportelli bancari" di B.Mps, ma altro non ha potuto aggiungere.

Il ruolo di Amco potrebbe - ipoteticamente - riguardare non solo gli Npl di Mps ma anche il perimetro di Unicredit, in via potenziale. Al momento il lavoro di esame è esclusivamente concentrato su una porzione di Npe di Rocca Salimbeni e il lavoro procede secondo i tempi previsti.

Il lavoro di analisi dell'asset management company controllata dal Tesoro, per definire il perimetro di crediti deteriorati e Stage 2 che intende acquistare da B.Mps è iniziato ufficialmente il 31 agosto.

Mediocredito Centrale (Mcc) è disponibile a valutare l'acquisto delle filiali di B.Mps presenti nel Sud Italia mentre non risulta esserci un interesse per lo storico marchio. L'acquisto del brand infatti non rientrerebbe nella mission di Mcc, ovvero favorire la razionalizzazione del sistema creditizio del Mezzogiorno.

La banca pubblica, controllata da Invitalia, come accennato, ha manifestato disponibilitá per l'acquisto delle agenzie del Monte nel Sud Italia e in particolare in Puglia e Sicilia. Non si ha ancora un dettaglio circa il numero degli sportelli, indiscrezioni stampa nei giorni scorsi parlavano di 150 filiali nel Mezzogiorno.

Intanto Rocca Salimbeni ha annunciato ai sindacati la razionalizzazione di 50 filiali: un intervento che interessa 843 risorse complessivamente.

Per quanto riguarda Amco non sono ancora circolate cifre ufficiali ma indiscrezioni stampa parlano di 8 mld di crediti (tra Npl e stage 2). Va ricordato che la societá lavora giá con 12 servicer: AT S.p.A., Banca Ifis, Cerved Credit Management, Covisian Credit Management (giá Css), Credito Fondiario, Crisbis Credit Management, Fire, Finint Revalue (Gruppo Finanziaria Internazionale), Gruppo doValue (doValue e Italfondiario), Intrum Italy, Sistemia. Tali operatori si occupano della gestione in outsourcing dei crediti che la societá controllata dal Tesoro non gestisce "in casa". Il modello consolidato fino ad oggi prevede infatti che l'asset management company si appoggi a partner esterni beneficiando della specializzazione e delle economie di scala.

Giá lo scorso febbraio Amco aveva portato a termine una procedura competitiva per l'assegnazione in outsourcing della gestione di specifiche tipologie di crediti Npe, a valle dell'acquisizione di un portafoglio Mps.

Gli occhi di Dg Comp sono puntati sull'architettura dell'operazione e soprattutto sul prezzo, in quanto l'authority è chiamata a constatare che le operazioni di messa in sicurezza e rilancio siano effettivamente di mercato e a intervenire nel caso di possibili "aiuti di stato". Il prezzo a cui verranno acquistati i crediti sará dunque una variabile di peso nell'economia dell'operazione.

Natale parlando in generale dell'approccio di Amco ha sgombrato il campo da possibili polemiche: "il processo di valutazione del pricing" dei portafogli di Npl "è molto proceduralizzato, la nostra policy interna è molto codificata perchè abbiamo molta disciplina in house e ordine documentale. E' una necessitá indotta internamente ma anche sollecitata dal fatto che siamo un soggetto pubblico. Avendo noi risorse pubbliche non possiamo generare azioni che implichino aiuti di stato. Da parte nostra c'è una disciplina ferrea", ha spiegato. "L'unico modo che ha il regolatore per accertare che il prezzo sia giusto è confrontarlo su come agiscono gli operatori privati. Non possiamo trasferire alla controparte nessun beneficio che un operatore privato non trasferirebbe. Non possiamo alterare le condizioni di competitivitá".

Sulla partita oggi sono intervenuti anche i sindacati. "Dietro alla partita Mps-Unicredit-Stato si celano interessi molto piú profondi che sicuramente definiranno la geografia economia del settore bancario per i prossimi anni. La nascita di un eventuale terzo polo bancario e la buona riuscita della trattativa Mef-Unicredit saranno le partite che confermeranno gli attuali rapporti di forza del settore bancario italiano o li cambieranno", ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione Coffee Break in onda su La7.

"Quella di Mps-Unicredit piú che una partita politica, è una partita economico-finanziaria che potrebbe anche cambiare il destino professionale di alcuni amministratori delegati oggi non coinvolti nella vicenda, ma che guidano gruppi bancari medi. Dopo questa operazione è probabile che si inneschi un effetto domino sul settore bancario italiano".

cce

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2418:00 set 2021

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September 24, 2021 12:00 ET (16:00 GMT)