ZURIGO (awp/ats) - Si è notevolmente ridotta nel 2023 l'enorme quantità di valuta estera detenuta dalla Banca nazionale svizzera (BNS): le disponibilità totali sono diminuite di circa 130 miliardi di franchi.

Stando a quanto indicato oggi dall'istituto sul suo sito internet alla fine di dicembre le riserve valutarie ammontavano a 654 miliardi di franchi, a fronte dei 784 miliardi di franchi di un anno prima.

Gran parte della contrazione è con ogni probabilità dovuta alle vendite di valuta estera: secondo i suoi stessi dati, la BNS ha infatti proceduto a cessioni per 110 miliardi nei primi tre trimestri del 2023; l'importo per la quarta parte dell'anno non è ancora noto.

Alcune variazioni sono però anche dovute all'andamento dei tassi di cambio. L'anno scorso il corso del franco svizzero è aumentato significativamente rispetto alle valute più importanti, il che ha comportato anche una diminuzione delle disponibilità in valuta estera convertite in franchi. Il valore della moneta elvetica è cresciuto di circa il 6% nei confronti dell'euro e del di quasi il 9% in paragone al dollaro.

Come noto l'istituto guidato da Thomas Jordan ha proceduto per anni, sino alla fine del 2022, a massicci acquisti di divise, in particolare dopo l'abbandono della soglia minima di cambio con l'euro all'inizio del 2015. Lo scopo era di evitare che il franco si rafforzasse in un modo giudicato eccessivo.

A metà del 2022 la banca ha però modificato la sua politica, a causa dell'aumento globale dell'inflazione, e ha dato priorità alle vendite. Questo strumento è stato utilizzato per combattere l'inflazione importata.

Considerato che di recente il franco è tornato ad apprezzarsi fortemente, la BNS ha di nuovo dovuto modificare il suo approccio. Nella valutazione della situazione economica e monetaria di dicembre l'istituto ha ribadito che, se necessario, sarebbe rimasto attivo sul mercato dei cambi, aggiungendo però che in primo piano non vi sarebbero più state le vendite.