La Borsa di Parigi chiuderà dicembre con un nuovo record assoluto di chiusura, sopra i 7.577 e sopra i 7.600 punti, vicino allo zenit (7.654) testato il giorno precedente. La Borsa di New York continua il suo trend rialzista in questa sessione delle '4 streghe' (il Nasdaq guadagna lo 0,5% a 14.825, il Dow Jones supera i record del giorno precedente).825, e il Dow Jones ha superato i massimi del giorno precedente), coronando uno dei mesi più ostinatamente rialzisti del mercato azionario dall'inizio del 21° secolo (+5% nelle ultime 4 settimane 100% positive, e nessun ritracciamento del -1% in mezzo per l'S&P500).



La prospettiva di un prossimo taglio dei tassi negli Stati Uniti continua ad alimentare l'appetito per il rischio degli investitori... ma il VIX (-2,5% a 12,20) indica un livello molto alto di 'compiacenza', e gli RSI non erano così 'tesi' da 4 anni (dicembre 2019). Secondo il barometro FedWatch del CME Group, gli operatori di mercato stimano la probabilità di un taglio dei tassi negli Stati Uniti al 60% a marzo.



Si tratta di un valore inferiore rispetto al giorno precedente (64,7%), ma molto più alto rispetto a un mese fa (24%). I mercati hanno anche individuato nei commenti di Jerome Powell uno scenario 'Goldilocks', ovvero crescita robusta e inflazione quasi sotto controllo: una vera e propria favola. Gli ultimi indicatori pubblicati venerdì sono piuttosto contrastanti, ma non mettono in discussione lo scenario di un atterraggio morbido per la crescita.


L'indice Empire State - che misura l'attività manifatturiera nello Stato di New York - è sceso di 24 punti a dicembre, attestandosi a -14,5. Ma questo è stato compensato dall'aumento della crescita nel settore privato: S&P Global ha pubblicato un indice PMI composito che si è attestato a 51 (stima flash), rispetto ai 50,7 del mese precedente.



L'accelerazione della produzione è sostenuta da un aumento più rapido dei nuovi ordini da luglio", sottolinea S&P Global, aggiungendo però che le pressioni sui costi stanno aumentando. Anche la produzione industriale degli Stati Uniti è rimbalzata dello 0,2% a novembre, dopo un calo dello 0,9% il mese precedente (rivisto da una stima iniziale di -0,6%), trainata in particolare da un aumento del 7,1% nel settore automobilistico.

Escludendo questo forte aumento, che riflette la fine delle azioni di sciopero in questo settore, la produzione manifatturiera stessa è scesa dello 0,2% mese su mese, secondo la Federal Reserve, che pubblica questi dati.



Il tasso di utilizzo della capacità produttiva dell'industria statunitense è migliorato di 0,1 punti percentuali, raggiungendo il 78,8% a novembre, un livello inferiore di 0,9 punti alla sua media di lungo periodo (1972-2022). La conferma del rimbalzo dei prezzi del petrolio dovrebbe essere l'altra forza trainante dell'avanzata odierna.

Con un guadagno dello 0,5% a 72 dollari al barile, il greggio leggero statunitense (WTI) si sta dirigendo verso la sua prima settimana di guadagni dopo sei settimane consecutive di declino, il che dovrebbe sostenere le azioni legate all'energia, con il Brent che si è stabilizzato intorno ai 77,6 dollari a Londra.



Dopo il calo degli ultimi giorni, il biglietto verde ha registrato una ripresa dello 0,8% rispetto all'euro, che è tornato a circa 1,0905, in risposta agli indicatori macroeconomici che, agli occhi degli investitori, hanno rafforzato la prospettiva di un taglio dei tassi della BCE. L'attrazione dei mercati azionari per gli investitori non ha smorzato il loro appetito per i titoli del Tesoro USA, il cui rendimento a 10 anni è sceso di altri 3 punti base al 3,900%.



L'allentamento è ancora maggiore in Europa, con i Bund al 2,02% (-8 punti) e gli OAT al 2,555% (-10 punti), con un calo settimanale vertiginoso di -28 punti, e i BTP italiani che cancellano un ulteriore -8,5 punti al 3,725%, ovvero -33 punti settimanali. Copyright (c) 2023 CercleFinance.com. Tutti i diritti riservati.