MILANO (MF-DJ)--Wall Street prosegue il rimbalzo iniziato ieri, alla fine di una settimana instabile in cui l'accelerazione dell'inflazione ha scosso la fiducia dei mercati. Il Dow Jones sale dello 0,91%, l'S&P 500 dell'1,35% e il Nasdaq Composite del 2,06%.

L'azionario sta recuperando dopo essere scivolato in risposta ai dati che hanno mostrato come i prezzi al consumo abbiano accelerato ad aprile, il che si è aggiunto alle prove di pressioni inflazionistiche provenienti dai mercati delle materie prime. Gli investitori temono che l'aumento dei prezzi delle materie prime intaccherá i margini di profitto delle imprese. Un balzo troppo consistente o prolungato dei prezzi al consumo potrebbe anche spingere la Federal Reserve a ridurre le politiche accomodanti che hanno sostenuto le azioni.

Tuttavia diversi funzionari della Fed hanno detto questa settimana che la Banca centrale non ha intenzione di ritirare quel supporto, contribuendo a calmare i mercati. La Fed ha bisogno di vedere molti altri mesi di dati sull'occupazione e sull'inflazione prima di determinare quando iniziare l'inasprimento delle politiche monetarie, ha sottolineato il governatore Christopher Waller.

"La Fed è stata molto coerente", afferma Paul Donovan, capo economista di Ubs Global Wealth Management. "Questo ti sta dicendo qualcosa: ti sta dicendo che l'inflazione piú alta è chiaramente transitoria". Comunque sia Donovan prevede che i mercati rimarranno nervosi in risposta all'aumento dei prezzi al consumo nei prossimi mesi. "Ci sará volatilitá nel breve termine su questo: non solo volatilitá sull'inflazione, ma volatilitá sulla risposta della Banca centrale".

Sul fronte macroeconomico odierno, le vendite al dettaglio negli Usa sono rimaste invariate su base mensile ad aprile, deludendo il consenso degli economisti che si aspettavano un aumento dello 0,2% m/m. Escludendo la componente auto, le vendite sono calate dello 0,8% rispetto al mese precedente, deludendo nettamente le aspettative degli esperti (+0,8% m/m). Il dato sulle vendite al dettaglio di marzo è stato infine rivisto al +10,7% m/m dal +9,8% m/m.

Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono rimaste stabili ad aprile, ma "dopo l'impennata alimentata dallo stimolo di marzo questo non è un risultato negativo", commenta James Knightley, Chief International Economist di Ing. La riapertura "significa che ci sono un numero crescente di opzioni per spendere soldi e vedremo un allontanamento dai beni, che vengono fotografati dalle vendite al dettaglio, verso le 'esperienze' che non lo sono", continua Knightley.

"Quello che sta emergendo alla riapertura post Covid è un forte incremento dei prezzi ma non un altrettanto forte rialzo dei salari, con conseguente forte calo dei salari reali. Per ora, i consumatori Usa continuano a beneficare dei sussidi, tra cui quelli per la disoccupazione maggiorati fino ad inizio settembre", afferma Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte Sim. "Occorrerá valutare il tentativo di Biden di riparare a questo fenomeno ma, nel frattempo, per i mercati il segnale che arriva è che la Fed ha un motivo valido per non tirare i remi in barca, ossia i salari stagnanti che in termini reali crollano di fronte all'impennata dei prezzi".

La produzione industriale negli Usa è poi salita dello 0,7% a livello mensile ad aprile, deludendo il consenso degli economisti (+1,9% m/m). Il tasso di utilizzo degli impianti si è attestato al 74,9%, rispetto al 76,0% atteso. Infine il dato sulla produzione industriale di marzo è stato rivisto al rialzo dal +1,4% al +2,4% m/m.

"Nonostante le difficoltá ben pubblicizzate nel settore automobilistico, la produzione manifatturiera ha registrato un aumento rispettabile ad aprile dopo un marzo molto forte", commenta James Knightley, Chief International Economist di Ing. "Un portafoglio ordini robusto e scorte di magazzino ridotte dei clienti suggeriscono una forza continua nella produzione, mentre il piano infrastrutturale da 2.200 mld offrirá sempre maggiori opportunitá", aggiunge l'esperto.

L'indice di fiducia dei consumatori statunitensi elaborato dall'Universitá del Michigan, secondo la lettura preliminare di maggio, si è attestato a 82,8 punti, nettamente al di sotto delle attese di consenso a quota 89,5. Il sotto-indice relativo alle aspettative si è attestato a 77,6 punti, mentre quello relativo alla situazione corrente è risultato pari a 90,8 punti.

I consumatori statunitensi hanno iniziato a sentire il "morso" dell'inflazione e sono preoccupati che il periodo decennale di bassa inflazione sia finito, affermano gli economisti di Jefferies dopo la pubblicazione del dato sulla fiducia elaborato dall'Universitá del Michigan, che ha mostrato un aumento delle aspettative di inflazione.

"Quando la Fed fa riferimento alle aspettative di inflazione, non si parla solo di sondaggi sui consumatori, ma comunque, questo tipo di letture deve far scattare un campanello d'allarme", puntualizzano da Jefferies. Se questo aumento si rivelasse un cambiamento di lunga durata superiore alle aspettative, ciò potrebbe spingere la Fed ad agire in anticipo, avverte la banca statunitense.

Il calo a sorpresa dell'indice di fiducia dell'Universitá del Michigan è in contrasto con altri sondaggi che suggeriscono un rapido venir meno dei timori sul coronavirus, ma la lettura odierna indica che le preoccupazioni sull'aumento dell'inflazione sono ciò che ha spinto il sentiment al ribasso, afferma Andrew Hunter, economista statunitense senior di Capital Economics. "A seguito dei dati relativamente deludenti sull'attivitá e sull'occupazione di aprile, questo rafforza i nostri timori che il rapido aumento dei salari e dei prezzi possa iniziare a frenare la ripresa dell'attivitá reale". Inoltre sta diventando sempre piú difficile per i funzionari della Fed sostenere che l'inflazione core tornerá in linea con l'obiettivo del 2% entro il prossimo anno, conclude Hunter.

I consumatori si stanno preoccupando dell'inflazione e questo dovrebbe rappresentare un segnale di allarme per la Fed, affermano gli esperti di Amherst Pierpont dopo che l'indice della fiducia dei consumatori dell'Universitá del Michigan è sceso a 82,8 punti a maggio, sui minimi da da febbraio. La causa principale del risultato deludente sono state proprio le preoccupazioni legate all'aumento dei prezzi. "Non che i consumatori abbiano un track record perfetto nel prevedere l'inflazione, ma la Fed deve preoccuparsi della credibilitá", puntualizzano gli esperti.

I prezzi import Usa sono invece cresciuti dello 0,7% a livello mensile ad aprile. Il dato è leggermente superiore al consenso degli economisti al +0,6% m/m. I prezzi delle importazioni al netto dei prodotti petroliferi, sempre nel mese di aprile, sono invece saliti dello 0,7% su base mensile.

Infine le scorte delle imprese negli Usa, in termini destagionalizzati, sono aumentate dello 0,3% a livello mensile a marzo. Il dato è in linea al consenso degli economisti.

alb

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May 14, 2021 12:45 ET (16:45 GMT)