NEW YORK (awp/ats/ans) - Le prospettive di una economia debole e quella dei tassi d'interesse ancora alti spingeranno le materie prime verso nuovi cali nel 2024. Unica eccezione per l'oro, da sempre ritenuto bene rifugio per eccellenza, che proseguirà la sua corsa oltre 2000 dollari (1774 franchi) l'oncia. È questo il quadro che emerge dall'outlook global commodities (previsioni sulle materie prime globali) realizzato dall'istituto di analisi economiche Bloomberg Intelligence.

Il peggioramento della crescita economica in Europa, Stati Uniti e Cina potrebbe mantenere la tendenza al "ribasso dei prezzi delle materie prime fino al 2025", viene evidenziato nell'analisi. Il mercato delle materie prime già nel 2023 ha mostrato una tendenza al ribasso con un ritorno ai "livelli prepandemici dopo i rally del 2021 e 2022". Un picco - evidenziano gli analisti - causato da una "forte liquidità a livello globale ed alimentato dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia". Il calo di circa il 10% dell'indice Bloomberg industrial metals, a fronte di un netto guadagno dell'oro, segnala, inoltre, una tendenza alla "potenziale contrazione dell'economia globale".

Sui mercati le dinamiche legate all'oro sono ben diverse da quelle dei metalli industriali. Nel caso in cui si verifichi un ulteriore peggioramento del quadro economico globale, l'oro potrebbe "puntare verso i 3000 dollari l'oncia", dopo che nei giorni scorsi ha raggiunto il massimo storico, superando i 2100 dollari l'oncia.

La tendenza al ribasso dei metalli industriali rispetto alla tendenza al rialzo dei metalli preziosi sarebbe alimentata solo nel caso di una recessiva globale e potrebbe terminare dopo un periodo di allentamento delle politiche monetarie delle banche centrali", evidenziano gli analisti nelle previsioni per il 2024.

Tra i metalli industriali, invece, il rame potrebbe scendere ancora attestandosi a quota 3 dollari la libbra, rispetto agli 8 dollari attuali. Gli altri metalli industriali si avviano a chiudere il 2023 con una decisa flessione. È il caso del nichel (-45%), dello zinco (-19%) e dell'alluminio (-10%).

L'economia globale debole con le difficoltà della Cina ed i rischi di peggioramento negli Stati Uniti si rifletterà anche sul petrolio. Gli analisti, infatti, vedono il greggio Wti (West Texas Intermediate, un tipo di petrolio prodotto in Texas e utilizzato come referenza del prezzo) dirigersi verso i 40 dollari al barile. Uno dei principali potenziali venti contrari ai prezzi del greggio e dell'energia potrebbe essere un "calo del mercato azionario tipico di uno scenario di recessione".

Per quanto riguarda il gas, invece, la previsione è di un prezzo stabile in area 40 euro (38,56 franchi) al megawattora. Uno scenario con luci e ombre è quello del settore agricolo con gli analisti che vedono una forte volatilità dei prezzi a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.

Intanto il gruppo con sede operativa a Ginevra Trafigura, tra i principali operatori internazionali nel settore del commercio di materie prime, ha triplicato la cedola agli azionisti. La società ha pagato 5,9 miliardi di dollari in dividendi grazie ai risultati da record ottenuti con i rincari delle materie prime. Una circostanza che potrebbe non ripetersi, perché le condizioni di mercato si "avviano verso una normalizzazione", spiega la società.