VIENNA (awp/ats/ans) - Alcuni membri dell'Opec+, fra i quali Arabia Saudita e Russia, si accordano per nuovi significativi tagli "volontari" alla produzione da complessivi un milione di barili al giorno per sostenere i prezzi del petrolio. Ma il cartello non convince: il comunicato finale della riunione annuncia infatti l'ingresso del Brasile nel 2024 ma non cita alcuna riduzione, lasciando il compito ai singoli Stati.

Una mancanza di chiarezza che appesantisce le quotazioni del greggio, arrivate a New York a perdere fino al 3,5% a 75,31 dollari al barile.

A innervosire gli investitori è l'assenza di dettagli su come i tagli "volontari" saranno adottati, ma anche l'emergere di tensioni all'interno del gruppo, con l'Angola che ha rigettato le quote fissate dall'Opec+ e detto chiaramente che non le rispetterà. L'esistenza di un disaccordo fra i Paesi membri era già emersa chiaramente nei giorni scorsi, quando la riunione del cartello era stata improvvisamente posticipata di qualche giorno nel tentativo di raggiungere un accordo. Dietro le quinte si è lavorato alacremente per cercare di stemperare le divisioni ma le trattative si sarebbero poi rivelate più in salita delle attese fra l'elevata insoddisfazione dell'Arabia Saudita sui livelli di produzione degli altri membri.

Un'intesa formale da mettere nero su bianco sul comunicato finale non è stata raggiunta e così ogni Paese è uscito allo scoperto da solo annunciando i propri tagli, alimentando il timore di una fazione sostanziosa di Stati contrari alle riduzioni e quindi i dubbi su quanti barili effettivamente saranno sottratti al mercato.

L'Arabia Saudita estenderà fino al primo trimestre del 2024 il taglio di un milione di barili al giorno, il Kuwait ridurrà la produzione di ulteriori 135'000 barili, l'Algeria di altri 51'000 e la Russia di 500'000 barili. "Il rallentamento della crescita economica globale è un rischio. Il mercato petrolifero è abbastanza stabile, vediamo una crescita della domanda", ha detto Alexander Novak, il vice premier ed ex ministro dell'energia russo.

Le riduzioni incontreranno probabilmente la contrarietà degli Stati Uniti, che già lo scorso anno avevano attaccato il cartello per i tagli decisi che, secondo Washington, andavano a sostenere l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Il contesto attuale si presenta altrettanto teso con i Paesi arabi, fra i quali l'Arabia Saudita, critici dell'offensiva di Israele a Gaza.