Lo dice la società in un comunicato stampa diffuso ieri.

Diversi studi recenti hanno indicato che il vaccino Moderna potrebbe avere un vantaggio rispetto alla dose sviluppata da Pfizer e dalla società tedesca BioNTech SE, rispetto al mantenimento dell'efficacia nel corso del tempo.

Secondo gli esperti, la differenza è probabilmente dovuta alla maggior dose di RNA messaggero (mRNA) e all'intervallo ridotto nella somministrazione della prima e seconda dose.

Entrambi i vaccini sono risultati incredibilmente efficaci nel prevenire sintomi gravi, in occasione dei loro studi su vasta scala di Fase III.

L'analisi pubblicata ieri, tuttavia, mostra un punto debole per il vaccino di Moderna nel corso del tempo, con tassi d'infezione più alti per i soggetti vaccinati circa 13 mesi fa, rispetto ai vaccinati di circa otto mesi fa. Lo studio deve essere ancora sottoposto a 'peer review'.

L'1 settembre Moderna ha inviato alla Fda statunitense la richiesta per l'autorizzazione all'uso delle dosi di richiamo.

(Tradotto a Danzica da Enrico Sciacovelli, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)