ROMA (MF-NW)--Qualche sussulto nelle ultime settimane c'è stato, come il +5,6% del 2 novembre. Ma il bilancio dell'ultimo anno di Avio in borsa parla di un -30%. Il calo più forte della società aerospaziale italiana dei lanciatori (i razzi che mandano i satelliti in orbita) è quello del 21 dicembre scorso, dopo il fallimento di una missione per un'anomalia del lanciatore Vega C. Per gli analisti le prospettive miglioreranno dal 2024, con Banca Akros che vede le vendite a 410 milioni di euro dai 345 milioni del 2023, scesi dai 357 milioni del 2022. Avio mantiene comunque una posizione di forza.

Senza i suoi razzi, scrive MF- Milano Finanza, l'industria aerospaziale europea non esisterebbe: oltre a produrre il lanciatore Vega (per i satelliti medio-piccoli), l'impresa diretta dal ceo Giulio Ranzo costruisce alcuni dei motori di Ariane (satelliti di grandi dimensioni), l'altro razzo europeo dell'azienda di trasporto spaziale a guida francese Arianespace. Di conseguenza l'Esa continua a finanziare Avio, che per gli analisti avrebbe ricevuto finora circa 1,37 miliardi di commesse. Secondo gli esperti, i fallimenti di alcune missioni non devono preoccupare perché sono comuni, come dimostra il forfait di aprile della SpaceX di Elon Musk. Rispetto ai rivali, anzi, Avio è un campione di affidabilità: prima dell'anomalia di Vega C aveva azzeccato 17 lanci consecutivi.

Il problema è che i tempi in Europa restano biblici, anche per eccesso di burocrazia. Il primo lancio di Ariane 6 è stato rinviato al 2024 mentre Vega C ripartirà solo alla fine dell'anno prossimo. Ecco perché l'intesa raggiunta all'Esa tra Francia, Italia e Germania potrebbe rivelarsi decisiva per Avio.

«Il settore dei lanciatori si sta progressivamente aprendo a una maggiore concorrenza per supportare l'autonomia europea di accesso allo spazio e stimolare l'iniziativa privata», spiega Rocco Pellegrini, responsabile dell'ufficio programmi di trasporto spaziale dell'Asi.

Finora il sostegno è arrivato solo dal settore pubblico, un limite che impedisce di avvicinarsi agli Usa, dove invece i privati sono determinanti. L'Europa lo ha capito, spinta da alcuni Stati membri. «Non avendo ancora un proprio lanciatore, come Francia e Italia, è soprattutto la Germania a puntare sulle aperture alla concorrenza. Con tempo e investimenti adeguati, l'obiettivo è che il moltiplicarsi di attori privati porti a una riduzione del contributo pubblico».

Certo, per Avio la concorrenza sarà un problema, ma l'azienda ha ricevuto delle rassicurazioni. Come l'incremento dei progetti istituzionali e l'assegnazione di una nuova pista di lancio, che aumenterà i volumi. Ma Avio, soprattutto, potrà commercializzare i suoi razzi da solo, svincolandosi da Arianespace e accrescendo i margini.

Certo, è un vantaggio non immediato, anche perché il portafoglio ordini di Vega C raccolto da Arianespace copre i lanci fino al 2028. Quindi nel breve le prospettive del titolo restano limitate (le azioni scambiano a circa 7,6 euro). Ma gli esperti rassicurano perché non vedono rischi sui prossimi conti. Per il rilancio del titolo, però, l'ebitda margin dovrà tornare a due cifre (era al 6% nel 2022) con una spinta dei volumi (almeno 500 milioni di ricavi). La svolta potrebbe darla Vega E, il nuovo razzo in grado di sfidare Ariane, che però sarà pronto tra alcuni anni.

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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

1309:53 nov 2023


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November 13, 2023 03:54 ET (08:54 GMT)