MILANO (MF-DJ)--Nessuna timidezza quando si tratta di difendere e presidiare i settori o le industrie strategiche. In altri Paesi, d'altronde, il ruolo dello Stato nell'economia è anche più accentuato di quanto avviene in Italia. Nella consueta conferenza stampa di fine anno con i giornalisti parlamentari, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha risposto così ai dubbi su quello che viene percepito come un eccessivo interventismo del pubblico.

The State strike back (lo Stato colpisce ancora), scrive Milano Finanza, è il titolo che l'economista Nicholas Lardy ha scelto per analizzare il rallentamento dell'intervento dei privati nell'economia cinese. Lo stesso concetto può in qualche modo essere preso in considerazione per l'Italia. Quando sono trascorsi 20 anni dalla liquidazione dell'Iri, lo Stato controlla di fatto circa 30 imprese, con un fatturato di oltre 240 miliardi di euro, contro i circa 60 miliardi (in valori correnti) del fu Istituto per la ricostruzione industriale.

Come emerge da un recente studio dell'Osservatorio sui Conti pubblici dell'Università Cattolica, in Italia 13 tra le 50 società italiane non bancarie più grandi sono partecipate (direttamente o indirettamente) dallo Stato e impiegano circa 556 mila dipendenti sugli 1,6 milioni. Dati simili si registrano in Francia (15 società partecipate tra le maggiori imprese e il 29% dell'impiego) mentre in Germania la quota cala ad appena sei società ma con un peso rilevano sui lavoratori impiegati. Tuttavia, almeno sul piano storico, fare paragoni sui numeri potrebbe esser forviante e non significativo, in quanto si riferiscono a epoche diverse, spiega a MF-Milano Finanza Riccardo Gallo, ex vicepresidente di Iri e membro del comitato privatizzazioni, oggi presidente dell'Osservatorio sulle imprese della Sapienza Università di Roma. "All'epoca le partecipazioni statali coprivano quasi tutta l'industria", spiega, "sia quella manifatturiera, sia delle infrastrutture, passando per tutte le reti, dal gas all'energia elettrica, dalle telecomunicazioni alle ferrovie, dalle autostrade all'avio". Nelle sue varie forme oggi lo Stato è tornato a occuparsi di trasporto aereo e siderurgia. Via libera della Ue permettendo, Invitalia avrà il 50% del capitale dell'ex Ilva, affiancando il colosso franco-indiana ArcelorMittal, e dal 2022 salirà al 60% trovandosi a detenere, quindi, il controllo del gruppo siderurgico. Il tutto con un investimento complessivo di quasi 1,1 miliardi di euro, più le risorse del Recovery Fund per quella che nelle intenzioni vuole essere una svolta verde, puntando sull'idrogeno.

red/lab

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0408:03 gen 2021

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January 04, 2021 02:06 ET (07:06 GMT)