ROMA (MF-DJ)--Massimo Tononi passerà altri tre anni al vertice di Banco Bpm. Dopo il periodo di formazione in Goldman Sachs, quella in piazza Meda potrebbe rivelarsi la sosta più lunga del banchiere trentino in una società. Lo scrive MF-Milano Finanza aggiungendo che il suo curriculum ha all'attivo cinque anni in Borsa Italiana, un anno esatto al Montepaschi di Siena e 15 mesi in Cassa Depositi e Prestiti, da cui ha traslocato nel 2019 proprio per assumere la presidenza del Banco.

Il board dell'istituto guidato dal ceo Giuseppe Castagna è orientato verso una scelta di continuità, che sarà confermata martedì 28 febbraio con la presentazione della lista. A spingere per un nuovo mandato sono stati non solo gli amministratori, ma anche alcuni dei soci con cui in questi ultimi anni Tononi ha dialogato intensamente.

Nella partita per il rinnovo del board proprio le fondazioni hanno giocato un ruolo chiave. Al momento della fusione tra Bpm e Banco Popolare, il gruppo guidato da Castagna era una public company pura, con tutti i vantaggi e gli inconvenienti di questo modello di governance.

Tra le ombre c'era il rischio di raid ostili in un periodo in cui le valutazioni del sistema bancario italiano apparivano piuttosto depresse. I tentativi fatti dall'ex presidente Carlo Fratta Pasini di costituire un nocciolo duro hanno sortito pochi risultati, nonostante l'impegno di alcuni imprenditori del Nord Est come Sandro Veronesi, Silvano Petrollo e Alberto Bauli. Meglio è andata negli ultimi due anni, per merito si dice degli eccellenti risultati portati dal ceo e dell'attività diplomatica sviluppata dal presidente. Nel dicembre del 2020 le fondazioni Crt, Cr Lucca, Cr Trento e Rovereto, Cr Alessandria e l'Enpam, la cassa previdenziale dei medici, hanno promosso un accordo parasociale. Dall'iniziale 5,5% la formazione è progressivamente salite al 7,8% grazie agli acquisti dei soci e all'arrivo di nuovi soggetti come Cassa forense ed Inarcassa, mentre fuori dal patto si sono posizionati Enpaia, Enpaf e soprattutto Enasarco che ha rastrellato quasi il 2% alla fine dello scorso anno. Ha così preso forma un nocciolo tutto italiano che oggi bilancia il peso dei francesi del Credit Agricole, arrivati nel Banco nel 2022 con una quota superiore al 9%. Anche i rapporti con Parigi (mediati inizialmente, si mormora, dall'ex dg del Tesoro Alessandro Rivera) si sono comunque rivelati cordiali, specie dopo l'accordo sulla bancassurance che ha fatto della banque verte il principale partner industriale di piazza Meda. A dimostrazione di ciò il primo socio non presenterà una lista per l'assemblea del prossimo 20 aprile ma sarà rappresentato nella lista del board da Chiara Mio e Paolo Bordogna, mentre per i pattisti sembrano confermati i nomi di Alberto Oliveti e Paola Ferretti. Nel resto del nuovo cda molte dovrebbero essere le conferme, tra cui Maurizio Comoli (vicepresidente), Mario Anolli e Mauro Paoloni (espressione dei dipendenti).

Tempi più lunghi ci vorranno per le candidature del nuovo collegio sindacale e per la lista dei gestori che sarà comunque quasi certamente presentata. Il lavoro diplomatico di Tononi è stato prezioso anche nel dialogo con i fondi, dove il banchiere ha trovato una sponda in Davide Leone & Partner, oggi terzo socio al 4,7%. Qualche mese fa la riconferma del presidente non appariva scontata. Non tanto per le intense dialettiche al vertice della banca o per la richiesta di rinvio a giudizio nel processo Mps, quanto perché altre poltrone avrebbero potuto tentarlo a partire dalla presidenza di Cariplo (a cui ora sembra invece destinato l'ex rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone).

Martedì 28 però la conferma dovrebbe essere definitivamente formalizzata. Tra le priorità del nuovo mandato, figurano in primo luogo cementare un assetto societario che per mesi è stato in evoluzione e che ancora oggi non sembra aver trovato uno stabile punto di equilibrio. Si tratterà poi di ragionare con il ceo e con il board sul tema dell'aggregazione a cui Tononi potrà contribuire sia con il suo ampio network di relazioni che con la sua esperienza di investment banker. Nei mesi scorsi il suo rapporto di stima con l'ad di Unicredit Andrea Orcel ha alimentato alcune speculazioni in piazza Meda. Gossip a parte, molti scommettono che il ruolo di Tononi sarà decisivo per le mosse che il Banco farà nello scacchiere del risiko. Un takeover di Unicredit resta una possibilità, caldeggiata peraltro da alcuni azionisti e facilitata oggi dal rally del titolo di piazza Gae Aulenti. Ma non è l'unica opzione. La banca potrebbe guardare verso Siena dove il Monte riprenderà presto la strada della privatizzazione.

L'idea di un terzo polo del credito è peraltro declinabile in molte varianti. Nelle ultime settimane si è per esempio tornato a speculare su un avvicinamento tra Banco e Bper. Sebbene una mossa del genere non sembri oggi tra le priorità del presidente di Unipol Carlo Cimbri, tra un paio di anni i tempi potrebbero essere maturi. Sulla scrivania di Castagna e di Tononi potrebbero insomma accumularsi molti dossier e, dopo tutto forse, non ci sarà tutta questa fretta di scegliere.

pev


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February 27, 2023 04:12 ET (09:12 GMT)