ROMA (MF-DJ)--Stati Uniti, Cina e Unione europea si preparano alla guerra degli incentivi. Ieri, scrive Milano Finanza, il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha suggerito di riservare i sussidi all'acquisto alle auto elettriche prodotte in Ue, imitando la misura adottata poche settimane fa dall'amministrazione americana.

Potrebbe essere giunto «il momento di limitare i bonus ai veicoli elettrici prodotti sul territorio europeo o che rispettino rigorosamente i nuovi standard ambientali», ha sottolineato il braccio destro di Emmanuel Macron.

«Dobbiamo giocare con le stesse regole se vogliamo difendere le nostre industrie, i nostri posti di lavoro e la nostra tecnologia».

Il riferimento polemico di Le Maire è al programma di Biden per accelerare la transizione elettrica dell'auto a stelle e strisce. Il piano prevede fino a 7.500 dollari di incentivi per l'acquisto di vetture elettriche, ma lega l'ammontare dei sussidi ottenibili dai consumatori alla quota di produzione negli Usa. Più è alta la percentuale di materie prime, componenti e batterie fabbricati o assemblati nel Paese, maggiore è l'entità del sostegno pubblico per i clienti. La misura equipara alla produzione domestica quella realizzata in Paesi che beneficiano di trattati di libero scambio con Washington, ossia Messico e Canada. Ma esclude tutti gli altri, inclusi Ue, Giappone e Corea del Sud. Nei giorni scorsi le autorità statunitensi hanno pubblicato una lista di veicoli ammissibili agli incentivi già nel 2022 e di quelli che lo diventeranno nel 2023.

Nell'elenco figurano diversi modelli di Tesla, Rivian, Ford, Chrysler, Jeep (Stellantis) Hummer e Lincoln, nonché alcune auto a marchio Mercedes, Bmw, Nissan e Volvo. Risultano invece prevedibilmente esclusi veicoli assemblati in Europa come la Fiat 500 elettrica (Italia) o la gamma elettrificata di Peugeot, Opel, Volkswagen e Renault.

Pur mirando ad accelerare lo sviluppo di una filiera elettrica negli Usa e a ridurre la dipendenza dalla Cina, insomma, il piano protezionistiico di Biden rischia però di penalizzare anche l'alleato europeo e i tanti costruttori che dal Vecchio Continente esportano vetture in Nord America. Non a caso, il provvedimento è stato bollato immediatamente dalla Commissione Ue come «discriminatorio verso i produttori stranieri e a vantaggio di quelli statunitensi». Bruxelles ha minacciato un ricorso all'Organizzazione Mondiale del Commercio. Dalle dichiarazioni di Le Maire pare tuttavia desumersi che i governi europei non abbiano intenzione di attendere i tempi della giustizia internazionale.

Per il momento nessun Paese europeo ha adottato simili restrizioni all'accesso agli incentivi, ma la proposta francese potrebbe raccogliere consensi, anche nella nuova maggioranza italiana.

D'altronde, ancor prima degli Stati Uniti, la Cina ha adottato da tempo un sistema di incentivi premiante per i costruttori domestici e ha di recente alzato le barriere all'ingresso nel suo mercato auto, il primo al mondo. Un'eventuale guerra degli incentivi fra superpotenze rischia però di trasformarsi in un inferno produttivo per gruppi globali come Stellantis, Volkswagen e Ford. Nonostante i recenti sforzi di regionalizzazione, infatti, la catena produttiva dell'auto è la più globalizzata ed è pertanto molto vulnerabile, come ha dimostrato la crisi dei chip. Un'escalation delle tensioni geopolitiche potrebbe interrompere i canali di approvvigionamento di materie prime e componenti cruciali per le batterie elettriche.

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2809:05 set 2022


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