ROMA (MF-DJ)--"C'è bisogno di norme per assicurare sicurezza energetica, approvvigionamenti e stoccaggi. Ma tutto questo avrebbe bisogno di reggersi anche su un sistema tariffario unico. Senz' altro l'Europa è stata più lenta di altri nella diversificazione dell'approvvigionamento. Lo è stata anche sulle terre rare, decisive per le rinnovabili: la Cina si è mossa prima, conscia di avere necessità di costruire un programma per la sicurezza energetica".

Lo afferma l'a.d. di Eni, Claudio Descalzi, intervistato da "La Stampa". Alla domanda su quanto tempo servirà per rientrare a livelli di prezzo più sostenibili sul gas, il manager replica: "oggi tra offerta e domanda c'è una forbice del 4-5% che costringe a pescare nelle scorte. Finché non sarà ristabilito un equilibrio i prezzi rimarranno inevitabilmente alti. Il livello di investimenti complessivi era di 850 miliardi all'anno prima della pandemia, poi crollati a 300 e ora in risalita, ma solo a 500".

Il caro-energia da una parte e gli obblighi dettati dalla transizione verde dall'altra, quanto è a rischio la ripresa italiana? "L'impatto è notevole - risponde Descalzi -. Intanto perché l'energia ci costa quattro-cinque volte quello che costa agli Stati Uniti. Poi tutta l'industria energivora del nostro Paese, oltre ad aver bisogno di grandi quantità di gas, produce tanta Co2 e dunque deve pagare le giuste tasse sulle emissioni. Ma l'Europa, benché responsabile solo dell'8% delle emissioni mondiali, è l'unica ad applicarle ed è evidente quello che si rischia in un contesto competitivo globale dove i concorrenti non devono far fronte a oneri del genere. Quando si parla di difesa del clima e di transizione ecologica, due obiettivi che non si discutono, si dovrebbe considerare anche questo".

gug

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November 11, 2021 03:51 ET (08:51 GMT)