BERLINO (awp/ats/ans) - La fuga degli investimenti dalla Germania prosegue senza sosta. A certificarlo lo studio di un think-tank vicino agli imprenditori tedeschi che lancia l'allarme: gli investitori - non solo stranieri - hanno perso fiducia nella massima economia dell'Ue, resa poco attraente da una velenosa miscela di costi e burocrazia a fronte di infrastrutture non più all'avanguardia come quando la Bundesrepublik era la locomotiva economica europea.

Dopo aver raggiunto livelli record nel 2021 e nel 2022, il "deflusso" di investimenti esteri diretti verso la Germania ha toccato i 94 miliardi di euro, tra i valori più elevati dall'inizio delle rilevazioni nel 1971, spiega l'Istituto dell'economia tedesca (Iw). Solo il Giappone fa peggio, ma a Tokyo i tassi sono aumentati meno bruscamente rispetto ad altri Paesi industrializzati.

Il flusso di investimenti verso l'economia tedesca l'anno scorso è stato il più basso dal 2014, mentre le stesse aziende tedesche continuano a espandersi soprattutto nei Paesi limitrofi, come emerge ancora dallo studio. In particolare nella chimica, il terzo maggiore settore industriale della Germania, quest'anno otto aziende su dieci contano di lasciare invariati o di aumentare i loro investimenti all'estero. Lo studio dell'Iw mostra ancora come molti capitali stanno uscendo nell'ombra creata dai luminosi annunci di grandi investimenti stranieri in Germania, da Microsoft nell'Ia e Intel per i chip.

La debolezza degli investimenti non è un fenomeno solo tedesco, ma paneuropeo come dimostra il fatto che nessuno dei 20 miliardi di dollari stanziati da Exxon Mobile per le tecnologie verdi finirà nell'Ue. Non è un caso l'incarico di analizzare il calo dei competitività dell'Europa che la Commissione europea ha dato all'ex presidente della Bce ed ex premier italiano Mario Draghi.

Come ha certificato l'Istat tedesco, la debolezza degli investimenti è la causa principale dell'attuale contrazione dello 0,3% registrata l'anno scorso dal Pil della Germania. Pesano "i costi elevati, la burocrazia estenuante e le infrastrutture non funzionanti", come ha sintetizzato l'Iw, notando che "le aziende straniere ci pensano due volte prima di investire un euro in Germania". Un altro istituto di ricerca economico, l'Ifw di Kiel, denuncia anche "un'elevata incertezza sul fronte della politica economica" e "condizioni di finanziamento" sfavorevoli. In particolare il settore chimico-farmaceutico, la terza maggiore colonna dell'industria tedesca, soffre per i costi dell'energia come il settore siderurgico e altri.

Alla prese con i buchi di bilancio, a Berlino i dioscuri economici tedeschi Christian Lindner (ministro delle Finanze) e Robert Habeck (ministro dell'Economia) gareggiano in annunci di "svolta economica" e "rilancio delle riforme". Ma sembrano coscienti di come la situazione sia "allarmante", come scrive l'Handelsblatt: proprio mercoledì si sono incontrati con i capi delle principali associazioni imprenditoriali tedesche per colloqui riservati che hanno riguardato anche il tema di come attrarre investimenti nello "Standort Deutschland", il luogo di produzione Germania.