MILANO (MF-DJ)--Il risparmio super-incentivato torna sui fondi comuni Pir. I Piani Individuali di Risparmio, i prodotti più premiati dal fisco, nel 2017, l'anno del loro avvio, avevano registrato un boom di raccolta (11 miliardi di euro su 77 miliardi di tutto il mercato dei fondi). Era seguito un 2018 altrettanto buono (quasi 4 miliardi di flussi contribuendo a portare in attivo l'industria, che aveva chiuso a 671 milioni), dopodiché è arrivata la frenata degli ultimi due anni (-1,1 miliardi nel 2019 e -759 milioni nel 2020) a causa di cambiamenti della normativa che avevano di fatto provocato un blocco della raccolta. Ma adesso per il secondo trimestre 2021 i dati Assogestioni segnalano una ripresa delle sottoscrizioni anche grazie al brillante andamento di Piazza Affari, che rappresenta il bacino di investimento prevalente per i Pir.

Va inoltre sottolineato che a inizio 2022 per i sottoscrittori dei primi Pir lanciati sul mercato, scrive Milano Finanza, scadranno i cinque anni di lock up da rispettare per poter beneficiare dell'esenzione fiscale dalle imposte sulle rendite finanziarie generate dall'investimento (al 12,5% o al 26%) e dalle imposte di successione. Gli investitori della prima ora dunque vedranno tra qualche mese i risultati della loro scommessa e le premesse ci sono tutte per un bilancio molto positivo, se la tendenza dei mercati continuerà a essere quella attuale. Basti pensare che a gennaio 2017 il Ftse Mib viaggiava sui 19.000 punti, mentre oggi ha superato quota 26.000 con un rialzo cumulato di quasi il 40%. Un rendimento che, per chi ha tenuto i Pir in questi cinque anni e li venderà allo scadere, non sarà decurtato dall'imposta sulle rendite finanziarie.

Dagli ultimi dati di Assogestioni emerge che i Pir hanno registrato flussi per 106 milioni tra aprile e giugno scorsi, contribuendo a ridurre il rosso nei sei mesi (-210 milioni), rispetto ai -316 milioni del primo trimestre e -403 milioni del quarto trimestre 2020. A questi si aggiungono per la prima volta capitali in entrata significativi sui Pir Alternativi (349 milioni), strumenti avviati dalla normativa a metà 2020 sotto forma di fondi chiusi e che sono dedicati a un segmento di clientela più sofisticato per via dei limiti all'uscita prima della scadenza. Grazie all'andamento positivo dei mercati che ha fatto lievitare le masse, secondo le statistiche Assogestioni, alla fine del primo semestre di quest'anno il sistema dei 68 fondi Pir tradizionali contava masse per 19,67 miliardi, in netto aumento dai 17,8 miliardi di fine 2020 e pari a circa l'1,6% del mercato totale dei fondi comuni. Dalla fotografia del portafoglio di fine 2020 emerge che i Pir investono 8,4 miliardi in azioni italiane, 5,7 miliardi in obbligazioni corporate di emittenti domestici e la restante parte, ossia circa 3,7 miliardi, è ripartita tra cash e titoli di Stato italiani ed esteri. Gli investimenti in società small cap dell'Aim si attestano a 203 milioni, circa il 10% del flottante del segmento. In termini di masse a fine giugno il leader dei Pir restava Banca Mediolanum con una quota di mercato del 21,3%, davanti al gruppo Intesa Sanpaolo (20,6%), ad Amundi (15%), ad Arca (12%) e ad Anima (10%). Risultati positivi che hanno portato Equita sim a stimare per i Pir ordinari una raccolta netta 2021 di circa 500 milioni e di 2-3 miliardi all'anno per i Pir Alternativi, per i quali l'ultima Legge di Bilancio ha introdotto ulteriori benefici fiscali, cioè il credito d'imposta sulle minusvalenze.

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0409:32 set 2021

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September 04, 2021 03:33 ET (07:33 GMT)