Lo dicono diverse fonti vicine alla situazione, aggiungendo che sia Kkr sia la cordata guidata da Cdp rilanceranno in maniera contenuta, con Cdp che presenterà alcune proposte per rispondere alle criticità sollevate da Tim sul tema antitrust.

Il mese scorso Kkr e il consorzio guidato da Cdp avevano messo sul piatto rispettivamente 21 miliardi di euro (di cui 2 miliardi di earnout) e 19,3 miliardi di euro per la rete di accesso di Tim (dalle centrali fino alle case) e la società che gestisce i cavi sottomarini Sparkle.

Entrambe le offerte sono state ritenute ancora non adeguate dal consiglio di Tim, che ha fissato il termine ultimo del 9 giugno per presentare eventuali nuovi rilanci.

Il mese scorso alcune fonti avevano detto a Reuters, che il ministero dell'Economia, che controlla Cdp, avrebbe visto con favore l'adesione di Cdp all'offerta di Kkr. Una delle fonti aveva spiegato che alcuni funzionari spingevano perché Cdp facesse cadere l'offerta presentata con Macquarie.

L'offerta di Cdp e Macquarie ha come presupposto l'integrazione della rete di Tim con quella di Open Fiber, un'operazione promossa dagli esecutivi guidati da Giuseppe Conte e Mario Draghi per riportare la rete di Tim sotto controllo pubblico. Tale piano è rimasto lettera morta anche alla luce di una serie di questioni di natura regolamentare.

Il fondo australiano - che con Cdp è azionista di Open Fiber - ha però sollevato una serie di temi legali, richiamando Cdp al rispetto di alcune clausole inserite nei patti parasociali di Open Fiber, che complicherebbero in questa fase l'adesione di Cassa all'offerta di Kkr, avevano spiegato successivamente altre fonti.

Il cda di Tim si riunirà il 19 giugno per un primo esame di quanto ricevuto, e in seconda battuta il 22 giugno per prendere una decisione, compresa la possibilità di concedere un periodo di esclusiva, hanno spiegato altre fonti.

La vendita della rete fissa di Telecom Italia e della sua unità di cavi sottomarini Sparkle è centrale nel piano dell'AD Pietro Labriola per tagliare drasticamente i 26 miliardi di euro di debito che pesano sull'ex monopolista telefonico, risollevandone le sorti.

Tale strategia è contestata dal principale investitore di Tim, Vivendi, che chiede una valutazione di 31 miliardi di euro per sostenere la vendita.

L'approccio di Kkr è visto come l'alternativa più forte da Labriola e da alcuni funzionari governativi di spicco, hanno riferito in precedenza diverse fonti a Reuters.

Il governo vuole assicurarsi la supervisione strategica della rete, la principale infrastruttura di telecomunicazioni italiana.

Kkr, che ha già una partecipazione di minoranza nella rete di Tim ha lasciato aperta la porta alla possibilità che il governo detenga una quota di minoranza nell'infrastruttura direttamente o attraverso entità sostenute dallo Stato.

Roma può utilizzare la normativa "golden power" per stabilire condizioni o bloccare i tentativi di acquisizione di asset strategici come la rete di Tim.

(Elvira Pollina, editing Stefano Bernabei)