Lo dicono diverse fonti vicine alla situazione, spiegando che nella serata di venerdì Tim ha inviato alle parti alcuni dati aggiuntivi su Netco, la divisione in cui confluiranno la rete di accesso di Tim (primaria e secondaria) e Sparkle.

La cessione del controllo di Netco è uno dei pilastri della strategia per rilanciare il gruppo telefonico portata avanti dall'amministratore delegato dell'ex monopolista Pietro Labriola, che ha ricevuto il mandato dal consiglio di avviare una gara dopo che le offerte iniziali ricevute dalle due parti sono state giudicate troppo basse.

La cordata Cdp-Macquarie aveva messo sul piatto 18 miliardi di euro, mentre l'offerta iniziale di Kkr arrivava fino a 20 miliardi di euro, compresi 2 miliardi di earn-out.

La proposta di Cdp, che detiene il 10% di Tim, s'inquadra nell'ambito di un progetto per integrare la rete dell'ex monopolista con quella di Open Fiber, partecipata dalla stessa Cdp e da Macquarie.

Kkr ha una quota del 37,5% in FiberCop, la società in cui è confluita la rete secondaria di Tim, che va dagli armadietti stradali fino alle case, e in passato ha espresso riserve sui piani di integrazione delle due reti per questioni di antitrust.

Vivendi, principale azionista di Tim con una quota del 24%, ha da parte sua forti riserve sul fatto che il processo di gara per la rete possa chiudere il gap di valutazione, spiegano altre fonti.

Il socio francese, i cui rappresentanti hanno lasciato il Cda Tim a gennaio e il cui appoggio è decisivo perché un'operazione di cessione della rete, principale asset di Tim, ottenga il via libera in assemblea, punta a negoziare con il governo un piano alternativo, che passi attraverso un delisting di Tim e una suddivisione degli asset, spiegano le stesse fonti.

(Elvira Pollina, editing Gianluca Semeraro)