ROMA (MF-NW)--La privatizzazione del 64% di Mps detenuto dallo Stato può avvenire entro il 2024. Il ministro dell'Economia , Giancarlo Giorgetti, ha risposto con un secco «sì» ai giornalisti che ieri, in conferenza stampa sulla manovra di bilancio, chiedevano chiarimenti sul programma di dismissioni per 20 miliardi in tre anni previsto dalla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. (Nadef).

«Abbiamo un programma ambizioso di privatizzazioni, normalmente questo termine dalle opposizioni viene definito con accezione negativa, noi invece lo intendiamo in senso positivo. Per alcune sono passaggi tecnici complessi, che richiedono tempo, altre possono già traguardare dei risultati nel 2024», ha aggiunto il titolare del Mef. Oltre a Mps, il Tesoro conta di incassare «le disponibilità che deriveranno dalla privatizzazione di Ita», ha sottolineato Giorgetti. «Spero che entro ottobre la notifica formale venga finalmente fatta». Tuttavia i 325 milioni che Lufthansa verserà per avere il 41% della compagnia aerea sono un aumento di capitale riservato e finiranno direttamente nelle casse del vettore, non in quelle dello Stato.

Intanto, venerdì 6 ottobre, il Tesoro, primo azionista al 64% di Mps, aveva annunciato il processo di selezione per l'individuazione dei consulenti finanziario e legale. Per l'uscita Via XX Settembre ha messo sul tavolo diverse opzioni, a partire da un'offerta pubblica ai risparmiatori (Opv) da fare in una o più fasi, accanto alla vendita delle quote a investitori istituzionali o un'operazione straordinaria come la fusione con un altro istituto. Il primo passaggio sarà la selezione degli advisor che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, dovrebbe avvenire entro fine ottobre. Sul dossier ci sono tutte le principali banche d'investimento e boutique italiane e straniere: Mediobanca, Equita, Vitale & Co, Rothischild, Lazard, Bofa-Merrill Lynch, Citi, Goldman Sachs, Barclays, SocGen e Jefferies. Alcune fonti di mercato danno per favoriti Mediobanca, Equita e Bofa, anche se la partita resta aperta.

Il passo successivo sarà il collocamento di una quota compresa tra l'8% e il 15% di Mps. Per la cessione il prezzo ideale delle azioni dovrebbe aggirarsi almeno intorno ai 3 euro, visto che l'obiettivo del Tesoro è quello di ridurre quanto più possibile l'impatto della minusvalenza derivante dalla cessione. Che il valore delle azioni sarà il fattore discriminante è stato sottolineato nei giorni scorsi dallo stesso Giorgetti: «Il ministero dell'Economia uscirà da Mps quando è opportuno uscire, realizzando anche un obiettivo di sistemazione del sistema bancario italiano e quando il prezzo e le condizioni di mercato ci sembreranno congrue», ha spiegato il ministro. Complessivamente finora Siena ha drenato sette miliardi allo Stato. Considerando che oggi in borsa la quota in mano al socio pubblico vale poco circa due miliardi e che la cessione delle azioni avverrà a sconto, lo Stato italiano potrebbe incassare una perdita di oltre cinque miliardi di euro dall'intera partita senese.

Il passo conclusivo della exit sarà l'individuazione di un partner bancario che rilevi la quota di maggioranza. In prima fila c'è Unicredit che tuttavia difficilmente farà qualsiasi mossa prima della nomina del nuovo consiglio di amministrazione, prevista per aprile. Sul mercato circolano però anche altre ipotesi. Per esempio sul dossier potrebbe intervenire una cordata capitanata da una grande banca come Intesa Sanpaolo ma composta anche da istituti medi come Banco Bpm e Bper.

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1708:13 ott 2023


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