Sono stati raggiunti nuovi accordi per oltre 1.000 uscite in stabilimenti nel Paese, tra cui Melfi, Pomigliano d'Arco e Termoli, sia per gli operai di linea che per altre funzioni, ha detto la Fiom in un comunicato, sebbene non abbia firmato gli accordi.

I tagli sono in parte motivati dalla transizione verso energie più pulite nel settore.

Quelli di oggi si aggiungono ad accordi simili annunciati ieri per le attività di Stellantis nella città di Torino, con oltre 1.500 uscite volontarie, e per lo stabilimento di produzione di motori di Pratola Serra, con altri 100 posti di lavoro coinvolti.

Non è ancora stato firmato un accordo per lo stabilimento di Cassino, altro grande impianto di Stellantis.

L'azienda ha proposto 850 uscite volontarie per l'impianto, secondo quanto riferito ieri dalla Fiom, ma si prevede che l'accordo finale con i sindacati si stabilizzi su una cifra inferiore. Un altro accordo dovrebbe riguardare l'impianto di produzione di furgoni di Atessa.

Un portavoce di Stellantis ha confermato i nuovi accordi firmati oggi, nell'ambito di un quadro concordato con i sindacati la scorsa settimana.

"Fanno parte delle iniziative messe in atto da Stellantis per affrontare gli effetti del processo di transizione energetica e tecnologica in corso... anche sull'occupazione", ha detto il portavoce.

Ha aggiunto che si tratta di iniziative su base strettamente volontaria, rivolte soprattutto ai dipendenti vicini all'età pensionabile o disposti a cogliere nuove opportunità professionali.

I dipendenti di Stellantis sono circa 43.000 in Italia, di cui circa 15.000 nell'area di Torino, la sede storica della Fiat.

I pacchetti di uscite volontarie sono stati il principale strumento utilizzato da Stellantis per ridurre la propria forza lavoro in Italia, che ammontava a circa 55.000 persone quando il gruppo è stato fondato all'inizio del 2021.

Il gruppo automobilistico, che anche oggi ha ribadito di considerare l'Italia centrale nelle sue attività globali, è in trattativa con il governo per stabilire le condizioni che le consentano di aumentare la produzione annuale nel Paese a un milione di veicoli, rispetto ai circa 750.000 dello scorso anno.

(Tradotto da Laura Contemori, editing Stefano Bernabei)