ZURIGO (awp/ats) - Molti svizzeri hanno l'impressione di essere diventati più poveri, di perdere potere d'acquisto? Le cose cambieranno presto, con la ripresa economica, sostiene il capo economista di Swiss Life Marc Brütsch.

Al momento il bicchiere è mezzo pieno, non mezzo vuoto, argomenta l'esperto in un'intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger (TA). "Dopo un rallentamento si registra ora una ripresa, soprattutto in Europa: da un lato grazie alla prospettiva di un taglio dei tassi d'interesse e dall'altro sulla scia della crescita dei salari reali. I consumatori possono tornare a spendere di più".

Questo vale per il Regno Unito, dove gli stipendi stanno già aumentando più rapidamente dell'inflazione, nonché per la Germania e in Francia, paesi in cui si prevede una significativa crescita delle buste paga per il prossimo anno. E la Svizzera? "Da noi l'effetto di recupero è meno pronunciato. Nel 2023 la progressione dei salari è stata nulla e per l'anno prossimo è previsto solo un leggero aumento".

"Negli ultimi anni le retribuzioni non sono riuscite a tenere il passo con l'inflazione", ammette lo specialista con studi in economia e giornalismo all'università di Zurigo. "C'è quindi una certa dose di recupero. A quanto pare, i sindacati non sono ancora riusciti a colmare questo divario nei negoziati salariali. Va però anche detto che le trattative salariali collettive riguardano solo una parte dei rapporti di lavoro. Molte persone hanno cambiato impiego autonomamente e sono riuscite ad aumentare il proprio stipendio. Il franco forte sta inoltre attenuando la necessità di aumenti retributivi reali. I prodotti importati stanno diventando più a buon mercato".

Malgrado ciò - osserva il giornalista di TA - molte persone in Svizzera hanno l'impressione di essere diventate più povere. "L'inflazione degli ultimi anni ha certamente contribuito a questo fenomeno, compresi i premi delle casse malati, che non sono inclusi nel rincaro misurato, ma riducono comunque il potere d'acquisto. Mi aspetto che questa sensazione si attenui nei prossimi uno o due anni, soprattutto se si confermerà che l'attuale crisi non porterà a una disoccupazione su larga scala. L'economia dovrebbe riprendere a crescere intorno alla metà del 2024".

La stima di Swiss Life della progressione del prodotto interno lordo (Pil) nel 2024 è dell'1%. Il bicchiere è davvero mezzo pieno, considerando che si tratta di una crescita zero, se si esclude l'immigrazione? "Per me conta soprattutto la prospettiva per il futuro", risponde il 58enne di nazionalità svizzera. "L'economia dovrebbe aver presto toccato il fondo. È molto probabile che le banche centrali abbassino i tassi di interesse di riferimento quest'anno. Ciò significa che le imprese industriali possono già oggi rifinanziarsi in modo più favorevole. Di conseguenza, anche l'attività edilizia dovrebbe riprendere a crescere".

Secondo la compagnia assicurativa la Banca nazionale svizzera (BNS) procederà a due tagli del tasso guida: uno di 0,25 punti in settembre e un altro della medesima portata in dicembre. Sul lungo termine è atteso quindi un tasso all'1,25%. "A questo livello l'economia non viene né stimolata né rallentata: è il valore medio del ciclo economico".

Per il futuro lo specialista - che nel 2022, per la quinta volta negli ultimi otto anni, ha ricevuto con il suo team un riconoscimento per la migliore previsione relativa a prodotto interno lordo (Pil) e rincaro nella Confederazione - stima un'inflazione media a circa l'1%. Per questo motivo anche i tassi di interesse dovrebbero essere mediamente più alti di circa l'1% rispetto a prima della pandemia. "Ciò può essere visto come una normalizzazione".

Riguardo ai mercati valutari, "non vediamo motivi immediati per un ulteriore rafforzamento del franco", prosegue l'intervistato. "A fine novembre il tasso di cambio euro-franco era di 97 centesimi, oggi è di 93 centesimi. Il franco è quindi già diventato significativamente più costoso rispetto alla moneta europea e si è anche apprezzato rispetto al dollaro".

Se però - contrariamente alla aspettative - dovesse apprezzarsi ancora è probabile che la Banca nazionale risponda principalmente intervenendo sul mercato dei cambi. "Ciò significa che la BNS acquisterà valute estere per indebolire il franco". Esiste una soglia del dolore per il tasso di cambio del franco? "A 90 centesimi per euro probabilmente si dirà: ora basta", conclude l'economista dal 1993 in forza a Swiss Life.