ROMA (MF-DJ)--Un'intesa entro giovedì mattina. Non soltanto sulle presidenze delle Camere, ma anche sul governo. Altrimenti in Aula sarà il Vietnam e Ignazio La Russa rischia di non essere eletto alla guida di Palazzo Madama.

La minaccia, scrive Repubblica, è stata recapitata a Giorgia Meloni da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. E ha aggiunto un nuovo giorno all'elenco di quelli finiti con un nulla di fatto. A due giorni dalla prima seduta delle Camere, insomma, il centrodestra resta in alto mare. A Salvini non piace nulla del progetto di Meloni. Contesta ad esempio che il presidente del Consiglio e quello del Senato provengano dallo stesso partito, anche se da Fratelli d'Italia gli ricordano che è già accaduto con Berlusconi e Marcello Pera nel 2001, poi con Renato Schifani nel 2008. Nonostante ciò, il segretario del Carroccio continua a bloccare ogni accordo. Rilancia Calderoli, ma è pronto ad accettare la guida di Montecitorio per Riccardo Molinari a patto, però, che la leader ceda sulla squadra di governo. Se non dovesse accadere, minaccia sfaceli in Aula.

A Palazzo Madama il regolamento parla chiaro: per la prima (ed eventualmente per la seconda) votazione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti, dalla terza serve quella semplice dei presenti, alla quarta scatta il ballottaggio tra i due più votati. Se la contesa non si risolvesse in tempo, si rischierebbe una contra fratricida nella maggioranza. E Calderoli, raccontano esponenti qualificati della Lega, godrebbe del sostegno trasversale di senatori di Pd e 5Stelle. Difficile che si arrivi a tanto. Significherebbe azzoppare la legislatura durante il suo primo atto.

Ma Meloni, sul Senato, resta irremovibile: «Non lo cedo». È pronta invece a cedere qualcosa su altri fronti, ad esempio alla Lega il ministero dell'Economia, promuovendo Giancarlo Giorgetti. Salvini, però, è contrario. Non ha voglia di garantire una postazione così importante a un suo rivale interno. La vive come una provocazione. A meno che la prossima presidente non gli assicuri il ruolo di vicepremier, assieme a una delega minore come Agricoltura o Infrastrutture.

L'Economia resta il fronte più caldo. Meloni tenterà fino alla fine di convincere Fabio Panetta, anche se pesa qualche dubbio sull'opportunità di perdere un rappresentante nella Bce. Le alternative rimangono Domenico Siniscalco e Dario Scannapieco. Quest' ultimo però avrebbe fatto sapere di non essere interessato. E ci sarebbero dubbi sull'idea di sostituirlo al vertice di Cdp in un momento chiave per l'acquisizione della Rete unica da Tim. Sullo sfondo, con minori chance, la sagoma di Gaetano Micciché, manager di Banca Intesa.

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1110:24 ott 2022


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