PECHINO (awp/ats/ans) - La deflazione e il tonfo dell'export alimentano i dubbi sulla capacità di ripresa della Cina, almeno sul breve periodo. Il 2023, quanto ai prezzi, si è chiuso con un modesto +0,2%, a fronte dell'obiettivo ufficiale del 3%, ma con il rischio concreto di spirale deflazionistica sostenuta dagli ultimi tre mesi di contrazione pari alla peggior serie dal 2009. Le spedizioni, invece, hanno scontato la debole domanda globale e le tensioni geopolitiche con gli Stati Uniti, portando il saldo del Dragone in territorio negativo (-4,6% annuo) dopo sette anni.

A conferma dei nuovi assetti geopolitici, l'interscambio annuale con gli Usa è diminuito per la prima volta in quattro anni (-11,6%, a 664,4 miliardi di dollari). Mentre quello con la Russia, secondo i dati diffusi dall'Amministrazione generale delle Dogane cinesi, ha raggiunto livelli record malgrado le pressioni internazionali per isolare Mosca dopo l'aggressione di febbraio 2022 ai danni dell'Ucraina: i flussi commerciali sono schizzati sopra i 240 miliardi (+26,3%), ben oltre meglio i 200 miliardi concordati dalle parti nel corso dei vari incontri del 2023.

L'anno in corso, inoltre, non si presenta semplice. "La complessità, la gravità e l'incertezza dell'ambiente esterno sono in aumento e per superare le difficoltà occorre compiere maggiori sforzi per promuovere ulteriormente la crescita del commercio estero", ha ammesso il vice ministro delle Dogane, Wang Lingjun. La statistica di dicembre ha mostrato che anche le importazioni sono diminuite del 5,5% nel 2023. La debole domanda di beni provenienti dall'estero si è riflessa a dicembre sull'indice dei prezzi al consumo sceso dello 0,3%. La Cina è entrata in deflazione a luglio per la prima volta dal 2021 e, dopo la breve ripresa di agosto, ha visto i prezzi imboccare ancora la via dei ribassi.

La carne di maiale, la vera cartina al tornasole dei consumi, ha ceduto il 26,1% lo scorso mese (-31,8% a novembre), mentre uova, carne di montone e manzo, pollame e olio da cucina hanno accusato flessioni tra l'1,1% e l'8,4%. Male anche i prezzi alla produzione, scesi a dicembre del 2,7%, il quindicesimo calo mensile consecutivo.

"Il perdurare di un'inflazione core bassa sull'indice dei prezzi al consumo riflette probabilmente la domanda interna attenuata a causa della continua recessione immobiliare e dello stress del mercato del lavoro", hanno scritto in una nota gli analisti di Goldman Sachs. Pechino ha presentato una serie di misure di stimolo mirate a sostenere settori chiave, in particolare il settore immobiliare in difficoltà, che sembrerebbero non bastare.

Intanto, il 2023 ha segnato - tra le note positive - il boom per il settore dell'auto, trainato dal comparto elettrico: la produzione e le vendite di veicoli hanno toccato, rispettivamente, quota 30,16 (+11,6%) e 30,09 milioni (+12%), centrando i massimi storici per l'industria cinese delle quattro ruote.