MILANO (MF-NW)--Servono per sostenere la transizione energetica, per accelerare il passaggio da una economia basata sui combustibili fossili a una dove sarà centrale lo sviluppo degli impianti rinnovabili. Ma saranno fondamentali pure per sostenere l'elettrificazione della vita quotidiana: nelle case, con l'abbandono delle caldaie tradizionali, per esempio, e nei trasporti mano a mano che i veicoli passeranno dai motori a combustione alle batterie.

Sono i 4 miliardi messi a disposizione dai fondi del Pnrr "destinati a rafforzare la capacità delle reti di bassa e media tensione, che portano l'energia a case e imprese, di accogliere la produzione di impianti rinnovabili distribuiti". Così come dovranno essere indirizzati per "sostenere l'elettrificazione dei consumi energetici, dando più capacità a chi ne fa richiesta in termini di aumento di potenza per 1,5 milioni di punti di consegna", oltre che "aumentare la resilienza della rete su tutto il territorio nazionale per far fronte agli eventi metereologici straordinari", si legge su Affari&Finanza di Repubblica.

Si tratta di uno degli stanziamenti più consistenti di tutto il Piano, indicato anche come RepowerEu, varato ormai tre anni fa dall'Unione europea per consentire il rilancio dell'economia dopo la frenata causata dai lockdown. Stiamo parlando di reti elettriche a livello locale, l'infrastruttura capillare che parte dai grandi nodi di scambio con la rete ad alta e altissima tensione che attraversa la penisola, per arrivare alle abitazioni, uffici pubblici e privati, fino alle imprese, anche nelle aree più sperdute sul territorio nazionale.

Non deve stupire che la parte più consistente dello stanziamento dedicato alle reti locali sia andato al gruppo Enel, principale operatore del settore, che si è aggiudicato opere per 3,5 miliardi. Così come non può assolutamente sorprendere che il grosso di questa cifra vada per progetti legati alla "digitalizzazione" delle reti. Lo ha spiegato Nicola Lanzetta, che in Enel ricopre il ruolo di direttore Italia, durante una recente audizione in Parlamento: il 92% dei 3,5 miliardi in questione andranno proprio alle smart grid, mentre il rimanente 8% è stato indirizzato alla "resilienza" della rete. In buona sostanza, ha spiegato Lanzetta si lavorerà soprattutto sulla hosting capacity, l'aumento della potenza disponibile agli utenti finali per favorire l'elettrificazione dei consumi.

In poche parole, il fatto che le reti possano "comunicare" permette la transizione che abbiamo appena descritto. Il passaggio alle rinnovabili moltiplicherà con progressione geometrica i punti di distribuzione dell'energia elettrica e sarà fondamentale per avere una rete che sa calcolare in ogni momento chi e dove è in grado di produrre al meglio, senza creare scompensi. Allo stesso tempo, disporre di una lettura metro per metro dei dati relativi al passaggio dell'elettricità consente quella che si chiama attività "predittiva": individuare in anticipo possibili inconvenienti, inefficienze ma anche intercettare per tempo il livello dell'obsolescenza degli impianti.

Ma una parte dei finanziamenti del Pnrr, come detto, andranno anche alla "resilienza" delle reti. Esattamente di cosa si tratta? Innanzitutto l'infrastruttura deve "muoversi" non solo al passo dei cambiamenti tecnologici, ma fare i conti anche con gli eventi che contraddistinguono i nostri tempi. Ci riferiamo agli "eventi atmosferici estremi". Con le estati sempre più calde, si corre il rischio di deformazione degli impianti: in particolare, le guaine dei cavi della media tensione hanno subito danni, squagliandosi all'altezza dei giunti, la zona di contatto tra un tratto di cavo e l'altro. Ma la deformazione ha colpito anche il manto stradale, con danno alle canaline. Gli interventi di manutenzione, d'ora in poi, dovranno tenere conto di queste evenienze.

La digitalizzazione riveste un ruolo di primo piano anche nello sviluppo della elettrificazione del quotidiano. Grazie alla presenza degli smart meter, le reti intelligenti sono in grado di amplificare i benefici legati all'elettrificazione degli impianti domestici per il riscaldamento e l'acqua calda sanitaria. Secondo una indagine di Agici per conto di Enel "sostituendo il 60% degli impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria più inefficienti con sistemi a pompa di calore si potrebbe generare un beneficio netto economico, ambientale e sociale, compreso tra 95 miliardi di euro in assenza di ulteriori investimenti sulle rinnovabili, e fino a 222 miliardi nel caso in cui le pompe di calore fossero completamente alimentate con fonti rinnovabili".

In pratica un risparmio di gas tra 5,6 e 8,9 miliardi di metri cubi all'anno (tra -18% e -28% del totale dei consumi di gas residenziali, pari al consumo di 4,3-6,8 milioni di famiglie), e un risparmio netto di emissioni di CO 2 compreso tra 18 e 28 milioni di tonnellate all'anno (fino al 7% del totale delle emissioni dell'economia italiana). E anche questo non potrà che passare dai soldi del Pnrr per la digitalizzazione della rete.

cos


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November 06, 2023 04:34 ET (09:34 GMT)